Dopo un decennio di onorata carriera l’Alfa Romeo Mito è uscita di produzione nell’estate 2018. Per sostituire il modello, che nel corso degli anni è stato baciato da un discreto successo, la Casa del Biscione ha optato in favore di una vettura lontano dalla tradizione. Perché le mode cambiano e, fingere il contrario, significa scavarsi la fossa da soli.
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Genere non più remunerativo
Alle soglie degli anni ’20 il vertice decisionale della Casa meneghina ha intuito che questo genere di modelli non era più remunerativo. Lasciando la produzione sul vecchio tracciato, il rischio di un flop epocale appariva dietro l’angolo. Di conseguenza, il Costruttore ha subito messo in chiaro la scelta di attuare una radicale svolta. La clientela non avrebbe assistito all’approdo dell’ennesima rappresentante del segmento B, una utilitaria a trazione una utilitaria a trazione anteriore e carrozzeria due volumi.
Soffiava un vento diverso. Stando alle indiscrezioni allora fuoriuscite, il celebre marchio italiano pianificava un SUV di dimensioni ridotte, in grado di soddisfare le esigenze della generazione attuale di conducenti, orientati verso veicoli massicci, robusti ma, al tempo stesso, agili e scattanti. Berline e station wagon avevano già iniziato a perdere delle rilevanti quote di mercato, e gli analisti avevano avvisato la compagnia circa la necessità di imboccare una strada differente.
Per loro stessa natura, i salti nel buio incutono un naturale timore. Emergono i dubbi circa la propria capacità di superare il test, senza spezzare il cuore ai fan di lunga data, rimasti vicini fino a quel punto. Sul conto del futuro ingresso in listino, giravano poche voci, ma sembrava che avrebbe avuto molti punti in comune con la Jeep Renegade e qualcosa della Fiat 500 X, declinata, però, secondo lo stile della Alfa Romeo, proiettata verso orizzonti sportivi.
Pioniera della promozione sul web
L’Alfa MiTo venne presentata nel 2008. Il nome venne scelto a seguito di un contest realizzato in rete, quando ancora i social erano in una fase embrionale. Non è difficile scorgere il richiamo anche alle iniziali di Milano e Torino, le due città dove l’Alfa e la Fiat, la proprietaria di allora con il gruppo Fiat Chrysler Automobiles della storica casa del Biscione (Stellantis sarebbe nata nel 2021), hanno visto la luce, costruendo man mano la loro legacy.
La MiTo è stata una delle prime vetture social della storia. A partire dal 17 marzo venne aperto sul web il blog ufficiale che permetteva agli internauti di interagire con un aspetto nuovo e affascinante: la possibilità concessa ai visitatori del centro stile Alfa Romeo, autorizzati ad ammirare in anteprima gli esemplari pre-serie dal vivo, di condividere foto, video, nonché descrizioni e commenti agli utenti fin lì “privati” dell’opportunità di dare un’occhiata al modello.
La reazione favorevole convinse i vertici dirigenziali sulla bontà dell’intuizione. Comunque, nulla è eterno e l’erede (indiretta) ne ha preso le distanze. Manco a dirlo, la candidata a prendere le orme è stata la Tonale, uno Sport Utility subito accolto in termini entusiastici sia dal pubblico che dalla critica. I numerosi attestati di riconoscimento conferiti sotto forma di premi e immatricolazioni hanno ricompensato del coraggio dimostrato.