La storia del Ciao della Piaggio, un capolavoro di semplicità

Reduce dal successo conseguito con la Vespa, Piaggio prova a ripetere l’exploit e ci riuscirà con il Ciao, emblema della semplicità che piace al grande pubblico

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 4 Luglio 2024 19:45

Siamo nel 1967 e il Ciao Piaggio, un leggerissimo ibrido fra una moto e una bicicletta, arriva sulle strade d’Italia: sarà un successo destinato a durare per quasi quarant’anni. Il segreto? Prima di tutto la semplicità, unita a una eccezionale economicità di gestione. Questo piccolo campione infatti riesce a percorrere in tutta tranquillità fino a cinquanta km con un litro, e non si ferma neanche quando si rimane a secco: basta pedalare! Il progetto è vincente, e riesce a raggiungere tutte quelle categorie di persone che non sono state ancora sfiorate dal fenomeno della motorizzazione di massa.

Divertente e spiritosa

In un periodo di boom economico, dove adulti e ragazzi guardano finalmente con fiducia al futuro e pensano a concedersi pure dei momenti di piacere dopo gli orrori della guerra, i mezzi di trasporto smettono di avere soltanto uno scopo funzionale,  ma portano una storia, una personalità. Insomma, cominciano ad avere un’identità distintiva, e Piaggio ha già dimostrato di saper toccare le corde giuste dei clienti: il boom di ordini ricevuto dalla Vespa non è un caso. Ne sono convinti i piani alti, allettati dall’idea di sfornare l’ennesima creazione divertente e spiritosa.

Una moto per signore? Il Ciao Piaggio sembra effettivamente riprendere nelle sue linee quelle dei telai delle biciclette da donna, e una consistente fetta del suo target è rappresentato dal “gentil sesso”. Ma il bacino d’utenza di questo giocattolino è molto più ampio. Più economico della sopracitata Vespa o di una qualunque altra cosa dotata di ruote e motore, il Ciao risponde alle esigenze di una consistente fetta della popolazione, sia urbana che rurale, che vuole spostarsi in autonomia senza spendere troppo. La straordinaria facilità di utilizzo ne fa un vero e proprio jolly, adatto a tutte le utenze.

La semplicità è un dogma indiscutibile

Semplicità ai massimi livelli: addirittura niente sospensioni posteriori, proprio come in una bicicletta, ma un sistema di molle posto sotto il sellino. Il motore, invisibile perché nascosto dal telaio, riesce a spingere il Ciao fino alla velocità di 40 km/h su una strada pianeggiante. In salita il discorso però cambia: a seconda della pendenza è necessario dare una spinta in più attraverso i pedali. Un po’ di ripresa in più si può avere nelle versioni con variatore di velocità; gli incontentabili, invece, non hanno che da scegliere fra un elenco infinito di modifiche a motore, carburatore o marmitta in grado di aumentarne la potenza.

Il successo del Ciao Piaggio si mantiene inalterato per tantissimi anni. Economico, leggero, maneggevole: con un solo movimento fluido i più esperti riescono a scendere dal cavalletto, pedalare e mettere in moto. Il Ciao è un oggetto che ha fatto la storia, e al pari della Vespa ha i suoi cultori sparsi per il mondo e addirittura un registro ufficiale. Originale o personalizzato, elaborato o “liscio”, è dotato di uno stile inconfondibile, che gli ha permesso di superare indisturbato i decenni, e di attestarsi come il più longevo della sua famiglia, superando i modelli dalla concezione più moderna come il Piaggio Sì.