Stellantis-Renault: aria di alleanza contro la Cina

Secondo alcune indiscrezioni (circolate per ora solo in Italia) il governo francese starebbe pensando a un matrimonio tra Stellantis e Renault: cosa sappiamo

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Alessandra Caraffa

esperta di automotive

Laureata in filosofia, è SEO Copywriter e Web Editor. Si occupa principalmente di mondi digitali e prospettive future - anche in ambito di motori.

Pubblicato: 5 Febbraio 2024 09:30

Il governo francese, che è azionista di Stellantis ma anche di Renault, punterebbe a costruire un fronte comune nazionale unendo i due gruppi in un matrimonio con finalità apertamente anti-cinesi.

L’ipotesi, che è spuntata sulle pagine dei quotidiani italiani nelle ultime ore, nasce da quanto riportato ieri mattina da ‘Il Messaggero’: secondo quanto riferito da alcune fonti del mondo della finanza, si legge sulla testata, la fusione di Stellantis e Renault avrebbe anche un effetto deleterio sui piani ventilati dal governo italiano. Un eventuale ingresso dello Stato in Stellantis, infatti, potrebbe diventare più costoso o finire addirittura con l’essere bloccato.

Stellantis e Renault verso la fusione? L’ipotesi

La “notizia” sta rimbalzando sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani da ieri mattina, quando ‘Il Messaggero’ ha riportato alcuni rumors che vedrebbero il governo francese interessato a un eventuale matrimonio Stellantis-Renault in funzione anti-cinese. La voce proviene da alcune fonti finanziarie, e sembra aver raggiunto soltanto i giornali italiani: sulla stampa internazionale, inclusa quella francese, non c’è ancora alcuna traccia di una ventilata fusione di Stellantis e Renault.

Secondo quanto riferito al ‘Messaggero’, il matrimonio francese avrebbe anche l’effetto di bloccare o rendere più oneroso l’eventuale ingresso dello Stato italiano in Stellantis. Il vero scopo di un ipotetico accordo, però, è chiaramente quello di consolidare la posizione europea in prospettiva anti-cinese.

In una recente intervista a Bloomberg, Carlos Tavares ha chiarito senza mezzi termini la sua preoccupazione: “Se l’industria automobilistica non si muove”, ha affermato l’amministratore delegato di Stellantis, “scomparirà sotto l’offensiva dell’industria cinese”.

Nel corso della stessa intervista, Tavares ha anche risposto alle critiche del governo italiano, sostenendo che Meloni stia usando Stellantis come “capro espiatorio per cercare di evitare di assumersi la responsabilità del fatto che, se non si danno sussidi per l’acquisto di auto elettriche, si mettono a rischio gli impianti italiani”. Il riferimento, lo sappiamo, è soprattutto agli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano.

Stellantis: “Speculazioni infondate”

Secondo la visione di Tavares, l’industria automotive europea deve affrontare una nuova fase di consolidamento: il trauma della pandemia e la corsa all’elettrico hanno profondamente cambiato gli orizzonti del mercato, e le possibilità di competere con la Cina si affievoliscono di anno in anno.

Produrre auto elettriche in maniera competitiva, ha spiegato Tavares a Bloomberg, richiede una riforma strutturale del comparto: in mancanza di piani industriali nazionali, le aziende devono unire le forze condividendo tecnologie e piattaforme – oppure tramite fusioni. In questo contesto, Renault potrebbe apparire vulnerabile per mancanza di scala.

Quelle su un’eventuale fusione Stellantis-Renault restano voci non confermate: come riporta il ‘Sole 24 Ore’, Stellantis ha fatto sapere di considerarle “speculazioni infondate”. Perché allora hanno subito fatto il giro delle testate italiane? Le preoccupazioni sono evidenti: nel caso di un ingresso di Renault in Stellantis, il ruolo dell’Italia sarebbe ulteriormente ridimensionato in favore dell’influenza esercitata da Parigi.

Secondo quanto si legge sulla stampa italiana, la Francia starebbe accarezzando l’idea di consolidare l’industria nazionale in funzione anti-cinese, ma anche per tornare ad essere competitiva con quella dei vicini di casa tedeschi. Un matrimonio tra Stellantis e Renault, però, non sarebbe certo un’operazione di poco conto: basti pensare all’affollamento di marchi e brand che risulterebbe da una fusione tra i due gruppi, o alla gestione di decine di fabbriche e stabilimenti dislocati in tutto il mondo.

Salvini a gamba tesa

Sul tema Stellantis è intervenuto anche Matteo Salvini: “Non penso che lo Stato italiano possa accettare imposizioni da signori che con l’Italia hanno poco a che fare“. Così il ministro delle Infrastrutture ha risposto ai giornalisti a Bergamo che gli chiedevano cosa ne pensasse dell’ipotesi di ingresso dello Stato in Stellantis. “Con tutto quello che agli italiani è costata l’ex Fiat, l’attuale Stellantis, è l’ultima che può imporre, disporre o minacciare. Diciamo che lo Stato ci è già entrato 18 volte con i soldi dei cittadini. Io sono per il privato che faccia il privato ma è troppo comodo fare il privato come lo hanno fatto questi signori che poi hanno trasferito all’estero sedi e stabilimenti”.