Appello contro la condanna di Filippo Turetta, la Procura di Venezia chiede le aggravanti: cosa può cambiare
La procura di Venezia impugna la condanna all'ergastolo di Filippo Turetta. La richiesta è il riconoscimento di aggravanti come stalking e crudeltà
La procura di Venezia si appella contro la sentenza che ha condannato Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchetti. I giudici infatti non hanno riconosciuto stalking e crudeltà come aggravanti, ma i pm hanno chiesto alla corte d’appello di riconoscerle.
Appello contro sentenza Turetta
Dopo le molte polemiche, la procura di Venezia rimette al centro il mancato riconoscimento delle aggravanti di crudeltà e stalking nella condanna a Filippo Turetta per il caso Cecchetti. La corte d’assise, infatti, aveva escluso crudeltà e stalking, ma ora la procura formalizza l’appello contro la sentenza di condanna all’ergastolo.
L’avvocato Stefano Tigani, difensore di Gino Cecchetti, ha commentato: “Ci rincuora il fatto che la procura abbia impugnato la sentenza”. Questa decisione conferma che la richiesta di impugnazione in difesa della famiglia della vittima era fondata.
Fonte foto: ANSA
Cosa viene contestato?
Sarebbero diverse le aggravanti non confermate nella sentenza all’ergastolo per Filippo Turetta. Alla corte viene invece chiesto di riconoscere le aggravanti di crudeltà e stalking.
La camera di consiglio, durata circa sei ore (dalle 10 alle 16 del 3 dicembre 2024), ha riconosciuto la premeditazione di Turetta, che si sarebbe preparato almeno quattro giorni prima per il femminicidio di Giulia Cecchetti. Invece l’aggravante di crudeltà e lo stalking sono stati esclusi.
In particolare, l’aggravante dello stalking sembra legittima, vista la mole di messaggi e gli atteggiamenti persecutori di Turetta nei confronti della vittima.
L’aggravante della crudeltà
Sul tema della crudeltà la questione è più spinoso. All’epoca della sentenza fece scalpore la frase che definiva le 75 coltellate “non crudeltà ma inesperienza”. Immediata la reazione di opinione pubblica e politica, che parlò di “femminicida inesperto” come nuova categoria. Persino Matteo Salvini intervenne, criticando la “giustizia italiana”.
L’aggravante della crudeltà non è stata inserita perché nel codice penale essa richiede di aver agito con sevizie o crudeltà verso la persona. Nel caso di Turetta, non risulterebbe un intento di infliggere sofferenze inutili, ma piuttosto un’incapacità nell’esecuzione. Non ci sono elementi per stabilire se volesse infliggere sofferenze aggiuntive e gratuite.
In altre parole, nel codice penale il numero di coltellate non equivale automaticamente a crudeltà: potrebbe bastare anche una sola, ma è il contesto a determinare l’aggravante. Neanche gli altri gesti di Turetta, come l’uso di corde e bavaglio, sono stati considerati “crudeltà”, bensì parti del piano per ucciderla. Ora però tutto potrebbe cambiare con l’appello della corte d’assise di Venezia.
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