Corte dei Conti boccia il Ponte sullo Stretto col no al visto di legittimità, ira di Salvini e Meloni
La Corte dei Conti boccia il Ponte sullo Stretto di Messina: scontro tra Salvini, Meloni e opposizioni. I tanti dubbi dei magistrati sul progetto
La Corte dei Conti blocca la delibera per il Ponte sullo Stretto, giudicando irregolare il progetto da 13 miliardi. Salvini e Meloni attaccano i magistrati, parlando di ingerenza. L’opposizione esulta: per Pd M5S e Avs è una vittoria dello Stato di diritto e la prova dell’abuso di potere del governo.
- No della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto
- La reazione di Salvini e Meloni
- Perché la Corte dei Conti ha bocciato il progetto
- Il futuro del Ponte sullo Stretto
No della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto
Il progetto “principe” di Matteo Salvini, il Ponte sullo Stretto di Messina, riceve una nuova battuta d’arresto. La Corte dei Conti, dopo una lunga camera di consiglio, ha deciso di non concedere il visto di legittimità né la registrazione alla delibera Cipess di agosto che aveva approvato il progetto definitivo.
La decisione, che arriva dopo settimane di tensioni, ha scatenato la furia del vicepremier e di Giorgia Meloni, che accusano i giudici contabili di oltrepassare i propri limiti istituzionali.
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Il rendering del Ponte sullo Stretto
La reazione di Salvini e Meloni
Matteo Salvini ha definito la decisione “un danno grave” per l’Italia e una “scelta politica” mascherata da valutazione tecnica. “Chiarisco che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora. Parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa, che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro. Andiamo avanti”.
Giorgia Meloni, ancora più dura, ha parlato di “invasione intollerabile” da parte dei magistrati. “La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo, sostenuta dal Parlamento”.
A loro si aggiunge il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Non è ammissibile che in un Paese democratico la magistratura contabile decida quali siano le opere strategiche da realizzare” ha scritto su X. “Il Governo andrà avanti. È una decisione che mi lascia esterrefatto e che arriva alla vigilia dell’ultimo voto in Parlamento per realizzare la riforma della giustizia. Il Governo andrà avanti”.
Perché la Corte dei Conti ha bocciato il progetto
La Sezione centrale di controllo di legittimità sugli atti governativi ha assunto la decisione dopo aver esaminato a lungo le perplessità già sollevate a settembre. Le risposte fornite da Ministero delle Infrastrutture, Cipess e società Stretto di Messina non hanno chiarito i dubbi, anzi li hanno aggravati.
Tra i punti contestati figurano la copertura finanziaria di un’opera da oltre 13 miliardi di euro, le previsioni di traffico giudicate poco affidabili, e la conformità del progetto alle normative ambientali, sismiche e comunitarie, inclusa la regola europea che vieta aumenti di costo superiori al 50% rispetto alla stima iniziale. La Corte ha inoltre sollevato interrogativi sulla competenza del Cipess, ritenuto un organo “politico” più che tecnico.
Quest’ultimo aveva approvato il 6 agosto, in base al decreto-legge 35/2023, il progetto definitivo del ponte, stanziando i fondi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. La norma, voluta dallo stesso Salvini, aveva riattivato la società Stretto di Messina dopo dieci anni di liquidazione.
Il futuro del Ponte sullo Stretto
Nonostante il parere negativo, il Governo ora può comunque scegliere di tirare dritto con il progetto del Ponte sullo Stretto. La legge prevede infatti che, in caso di mancata registrazione, l’esecutivo possa appellarsi al Consiglio dei ministri, che può riconoscere all’atto un interesse pubblico prevalente e autorizzarne l’attuazione.
Nel frattempo, però, i partiti di opposizione parlano di “sconfitta della propaganda”. Angelo Bonelli (Avs) ha definito la decisione “una vittoria dello Stato di diritto” chiedendo le dimissioni di Salvini e avvertendo che si rivolgerà alla Corte di giustizia europea se il governo procederà comunque.
Elly Schlein (Pd) ha rimarcato come la riforma della giustizia “non serve agli italiani. Serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione”. Si è aggiunto Marco Simiani che ha accusato Salvini di “attaccare la Corte per nascondere le proprie irregolarità”, mentre Filippo Sensi ha descritto la reazione muscolare di Meloni e Salvini come l’anticipazione “della loro prossima campagna referendaria”.
Per la senatrice M5s Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, “la realtà ha smentito la propaganda. Chi ha sostenuto questa follia deve rispondere e restituire i fondi sottratti a Sicilia e Calabria”.
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