Diossina nell'aria a Roma dopo l'esplosione del distributore di benzina: cos'è e cosa fa, sintomi e rischi

Roma, dopo l'esplosione al distributore Arpa ha rilevato diossina nell’aria. Cresce l'ansia per le possibili ricadute sulla salute dei cittadini

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Dopo l’esplosione del distributore di benzina in via dei Gordiani a Roma, Arpa Lazio ha rilevato diossina nell’aria con valori rilevanti, confermando l’emissione tossica. Il risultato, sebbene non ci siano norme sui limiti, supera i livelli urbani standard. I feriti nell’incidente sono 45: tre ricoverati gravi al Sant’Eugenio, uno con ustioni sul 55% del corpo.

Esplosione al distributore, diossina nell’aria

A seguito dell’incendio e dell’esplosione che hanno colpito il distributore di carburanti a Roma, in via dei Gordiani, è stato confermato il rilascio di diossina nell’atmosfera.

A darne la certezza è l’Arpa Lazio, che ha diffuso i primi risultati delle analisi condotte sull’aria. Tra i dati emersi, è stata rilevata una concentrazione di diossine-TEQ pari a 1 picogrammo per metro cubo.

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Vigili del fuoco al lavoro nell’area dell’esplosione

Come si leggono i risultati

Secondo quanto riportato nel documento “Air Quality Guidelines for Europe 2000” dell’Oms, non esistono limiti di legge precisi per la presenza di diossine nell’aria, ma concentrazioni superiori a 0,3 picogrammi per metro cubo sono considerate indicative di una fonte emissiva vicina, come un incendio.

Valori di riferimento in aree urbane si aggirano intorno a 0,1 pg/m³, anche se le differenze territoriali possono essere significative.

Per controllare la situazione e fornire supporto alle autorità sanitarie e locali, l’Arpa ha installato un dispositivo di campionamento nei pressi del luogo colpito, con lo scopo di individuare eventuali contaminanti presenti nell’aria, come PCB, diossine e idrocarburi aromatici policiclici, contribuendo così alla valutazione del rischio ambientale.

Cos’è la diossina e i rischi

La diossina è un composto chimico altamente tossico appartenente a un gruppo di sostanze chiamate diossine e furani (PCDD/PCDF), sottoprodotti di vari processi industriali, incendi, combustioni incontrollate o nell’incenerimento di rifiuti.

Questi composti si accumulano nell’ambiente e nel tessuto adiposo degli organismi viventi, compreso l’uomo, a causa della loro elevata persistenza. L’esposizione alla diossina può avvenire attraverso l’inalazione, il contatto con la pelle o il consumo di alimenti contaminati, soprattutto carne, pesce e latticini.

I sintomi da esposizione acuta includono irritazioni cutanee (come la cloracne), disturbi del fegato, debolezza e alterazioni ormonali. Nei casi cronici o a seguito di esposizione prolungata, la diossina può interferire con il sistema immunitario, alterare la funzione endocrina e causare danni al sistema riproduttivo e nervoso.

Inoltre, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica la TCDD, il tipo di diossina più tossico, come cancerogeno per l’uomo. La pericolosità dipende da quantità, durata dell’esposizione e vulnerabilità individuale.

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