Michele Noschese morto a Ibiza, papà replica alla Guardia Civil che difende gli agenti: "Non cerco assassini"

Il padre di Michele Noschese, il 35enne dj napoletano morto a Ibiza dopo l'intervento della polizia, risponde al comunicato della Guardia Civil

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Nessuna caccia agli assassini del figlio, ma soltanto la ricerca della verità. Giuseppe Noschese, padre di Michele, il dj napoletano morto a Ibiza dopo un arresto da parte della polizia spagnola, ribadisce la volontà di fare luce sulla morte del 35enne e risponde al comunicato con cui l’associazione della Guardia Civil difende l’operato degli agenti.

La morte di Michele Noschese

Michele Noschese è morto nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 luglio dopo l’intervento della polizia spagnola nel residence dove abitava a Ibiza, isola in cui viveva da dieci anni ed era conosciuto nei locali come dj Godzi.

Gli agenti, chiamati dai vicini in merito a una festa nell’appartamento del 35enne, hanno dichiarato come l’italiano avesse manifestato un atteggiamento violento, in preda a delle sostanze stupefacenti, e che sarebbe morto in seguito a delle convulsioni e a un arresto cardiaco.

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Agenti della Guardia Civili spagnola

Una versione contestata dal padre, che sulla base delle testimonianze raccolte dagli amici presenti quella notte ha presentato una denuncia per omicidio volontario, sostenendo che il figlio possa essere stato picchiato a morte.

Il comunicato della Guardia Civil

In risposta alle accuse è arrivato il comunicato dell’associazione della Guardia Civil (AEGC), nel quale la polizia spagnola dichiara di non poter rimanere inerme di fronte “alle calunnie e alle falsità che compaiono su diversi organi di stampa”.

Secondo l’associazione “gli agenti si sono trovati di fronte a una situazione complessa e rischiosa, che hanno gestito con professionalità e buon senso, e che ha portato alla sfortunata morte di Michelle Noschese (Dj Godzi), che non è stata in alcun modo dovuta al loro intervento”.

“Non è stato picchiato, trascinato o massacrato, né è stato assassinato. Tutt’altro – si legge – Ciò che gli agenti hanno trovato è stata una persona completamente fuori controllo, estremamente agitata e aggressiva, e sotto l’effetto di droghe, che tratteneva un uomo sull’ottantina, nella cui casa era entrato, impugnando un coltello in posizione minacciosa”.

Stando a quanto ricostruito dalla Guardia Civil, i poliziotti hanno cercato di calmare Noschese, che avrebbe però tentato di aggredirli. Secondo il resoconto, il 35enne sarebbe stato immobilizzato con un uso “minimo” della forza perché in stato di agitazione e ammanettato.

A quel punto gli agenti si sarebbero resi conto che il dj aveva smesso di muoversi e hanno iniziato a praticargli la rianimazione cardiopolmonare, fino all’arrivo dei soccorsi.

Nel comunicato, l’associazione della Guardia Civil respinge le affermazioni false e le bufale diffuse da persone che “non erano presenti sul posto e non hanno idea di quanto accaduto”.

Ribadendo come la realtà dei fatti sia diversa dalle “atrocità denunciate”, la polizia spagnola ha espresso le condoglianze nei confronti della famiglia, confidando che le indagini dimostrino il corretto operato degli agenti.

La replica del padre

Al comunicato dell’associazione AEGC ha risposto il padre di Michele Noschese, Giuseppe.

“Sugli accadimenti posso sentire solo narrazione, il fatto che sono il padre non significa che voglio responsabilizzare altri. Io voglio solo la verità. Io ero in Svizzera, non c’ero, è successo quello che nessun padre vorrebbe vivere. Non sto cercando assassini, ma responsabili e anche mio figlio potrebbe esserlo. Io voglio giustizia e verità” ha dichiarato il noto medico napoletano.

michele-noschese-ibiza-guardia-civil ANSA/Instagram - Dj Godzi