Morti per annegamento al mare o in piscina, in media 400 all'anno in Italia: i consigli per salvare i bambini

Giovanni Leoni, vicepresidente dell’Ordine dei medici, sui casi di annegamento e i campanelli d'allarme: "Bambini vanno sempre sorvegliati"

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Ogni anno sono circa 400 le morti per annegamento che si registrano in Italia. A confermarlo sono i dati dei Rapporti ISTISAN 2023 su annegamento e pericoli della balneazione. Ma è anche la cronaca a confermare come le acque, che siano quelle del mare, della piscina, del fiume o del lago, possano causare il decesso. L’intervista a Giovanni Leoni, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e presidente OMCeO Venezia.

Tre morti in provincia di Ferrara in 48 ore

L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda un bambino di 11 anni, morto la sera di domenica 15 giugno mentre faceva il bagno a Lido degli Estensi, nel Ferrarese.

Era entrato nel mare intorno alle 20 di sera, dopo un tuffo con il fratello più piccolo, per poi scomparire improvvisamente.

I genitori hanno immediatamente dato l’allarme: il figlio è stato individuato e portato a riva, grazie all’intervento di alcuni bagnanti, ma è arrivato in ospedale già morto.

Poche ore prima era toccato a un bambino di 6 anni, morto al Camping Tahiti di Lido Nazioni, mentre sabato 14 giugno a perdere la vita era stato un 16enne che aveva tentato di salvare una coppia in balia delle correnti del canale Logonovo.

Un 13enne morto a Marsciano

A Pieve Caina, vicino Marsciano (Perugia), sempre nella giornata di domenica 15 giugno, è invece morto un 13enne.

Stava festeggiando la fine della scuola insieme ad alcuni amici e i loro genitori.

Le morti per annegamento

Questi ultimi casi sono tutti ancora sotto indagine per stabilire le cause della morte, anche se tra le cause principali dei decessi per annegamento ci sono soprattutto:

  • ingestione d’acqua, magari per l’inesperienza nel nuoto
  • malore

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno si registrano oltre 320 mila casi. Più della metà riguarda giovani under 25.

In Italia i numeri parlano di una media di 400 morti circa all’anno. Per provare ad arginare il problema, è stata anche lanciata una campagna di sensibilizzazione sui pericoli che si corrono quando si entra in acqua: testimonial d’eccezione di uno spot, realizzato col Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, è Nicola Brischigiaro, apneista italiano capace di stabilire il suo primo record del mondo nel 1995.

Nello specifico riguarda i rischi in piscina e ha visto la collaborazione di Assopiscine, che ricorda come il 54% degli italiani abbia difficoltà a rimanere a galla in acqua alta. Intitolato Prevenzione incidenti ed annegamenti in età pediatrica, ha visto il coinvolgimento anche della sciatrice Federica Brignone e dell’ex calciatore Gianluca Zambrotta.

Le cause degli annegamenti

Come confermato dal dottor Giovanni Leoni, tra le cause più frequenti di annegamento, oltre all’inesperienza, ci sono anche:

  • congestione
  • sottovalutazione dei rischi legati alle temperature

L’intervista a Giovanni Leoni

Come si spiega tanti casi di annegamento?

“I dati ufficiali indicano che l’80% degli annegamenti riguarda gli uomini e il 20% le donne. Molti sono i casi in età pediatrica e per questo va sottolineato che proprio con i bambini occorre massima attenzione, a partire dalla prevenzione: i più piccoli occorre che siano sempre sorvegliati, sia che ci si trovi al mare, in particolare dove l’altezza dell’acqua e le correnti non sono da sottovalutare, sia in piscina, dove è importante che gli scarichi siano sempre protetti”

Quali sono i motivi più frequenti degli incidenti in acqua?

“Le cause principali sono l’annegamento per sincope, per malore e perdita di coscienza, anche a causa di ingestione di alcol, per caduta da barca quindi incidenti e per problematiche connesse all’età pediatrica, quindi inesperienza nel nuoto”.

La congestione che ruolo gioca, soprattutto in estate?

“Da un punto di vista meramente scientifico non è mai stata provata la morte da congestione dopo pranzo, ma è pur vero che il cambio di temperatura drastico, quando si è esposti al sole e poi ci si immerge in acqua fredda, può dare un’alterazione importante causando un calo di pressione. È altrettanto vero che le prime fasi digestive, specie dopo un pasto abbondante e dopo consumo di alcol, possono essere molto rischiose”.

Perché può essere pericolo fare un bagno dopo mangiato?

“Perché la digestione comporta un richiamo di sangue nell’apparato digerente e, se si nuota, i muscoli a loro volta necessitano di sangue, richiamandolo. Questo fa sì che venga sottratto a stomaco e intestino, rallentando la fase digestiva e sottoponendo il corpo umano a uno stress muscolare potenzialmente pericolo. Quindi, anche in assenza di una dimostrazione scientifica, il buon senso vuole che si debbano evitare nuotate: un conto è darsi una rinfrescata, evitando però sbalzi di temperatura, un conto è allontanarsi da riva o tuffarsi in piscina, dove non si tocca, per nuotare magari per 10/15 minuti o di più”.

Quali possono essere le altre insidie?

“Nei casi di annegamento un fattore importante può essere rappresentato dalle correnti, che al mare possono essere sorprendentemente difficili da superare, anche in acque non troppo profonde. Ovviamente in coste sabbiose, dove è possibile camminare anche per diversi metri senza perdere il contatto con il fondale, si corrono meno rischi rispetto alle coste rocciose, dove la profondità è immediata e possono esserci appunto correnti”.

Quali precauzioni andrebbero prese?

“Particolare attenzione si dovrebbe riservare a chi soffre di problemi cardiaci o epilessia o patologie analoghe. In questi casi meglio andare in acqua sempre in coppia, in modo da avere un aiuto vicino in caso di necessità. Se si avvertissero sintomi di malore, è bene chiamare immediatamente soccorso”.

Cosa fare, quindi, in caso di emergenza?

“Se c’è un bagnino nelle vicinanze, per prima cosa va avvisato, a meno di non essere esperti in riabilitazione cardiopolmonare, oppure è bene chiamare subito il 118 facendosi magari dare indicazioni sulle manovre cardiopolmonari da praticare”.

Quali sono i sintomi di un malessere in acqua?

“Se si avvertono ipotensione, vertigini, offuscamento della vista, sfarfallio della visione si è in presenza dei prodromi di un calo pressorio, a cui si unisce una vasodilatazione periferica. Poi possono verificarsi anche nausea, rigurgito e vomito in caso di congestione per immersione in acque fredde nelle prime fasi digestive”.

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