Quanto è velenosa la vipera della sabbia e cosa fare in caso di morso: i consigli dell'esperto
Un 30enne di San Marino, che deteneva illegalmente una velenosa vipera della sabbia, è stato curato con l'antidoto speciale: cosa fare in caso di morso
Un trentenne di San Marino, morso da una vipera della sabbia, se l’è cavata con molto spavento e una multa salata: 4.500 euro perché deteneva il rettile in modo illegale. Necessario il ricorso all’antidoto, peraltro procurato dalla Croce Rossa in Svizzera, dopo una richiesta urgente. L’uomo era già stato morso nel luglio 2023. Virgilio Notizie ha intervistato Stefano Mazzotti, direttore del Museo di Scienze naturali di Ferrara, sui rischi legati all’animale.
- Cos’è la vipera della sabbia
- Quanto è pericolosa la vipera della sabbia
- L'intervista a Stefano Mazzotti
Cos’è la vipera della sabbia
La vipera della sabbia è un rettile presente soprattutto in Africa e in Medio Oriente.
Appartiene alla famiglia dei Viperidi e può avere dimensioni anche molto maggiori rispetto alla vipera comune, presente sul territorio italiano.
Ha un corpo tozzo e un colore chiaro, che le facilita il mimetismo nella sabbia dei luoghi nei quali vive abitualmente.
È nota anche con il nome di vipera cornuta a causa di piccole corna che sono visibili sopra gli occhi. In genere ha una lunghezza di almeno 60 centimetri.
Quanto è pericolosa la vipera della sabbia
Si tratta di un predatore, che entra in azione soprattutto nelle ore notturne e che però in genere non attacca l’uomo, a meno di non sentirsi minacciata.
Si nutre di piccoli roditori e lucertole, nascondendosi proprio sotto la sabbia per poi mordere quando necessario.
Per l’uomo, però, può risultare molto pericolosa.
Per questo, la prima volta che il 30enne di san Marino era stato morso, era stato necessario il ricorso alla terapia intensiva in ospedale.
L’intervista a Stefano Mazzotti
Che tipo di rettile è la vipera della sabbia?
“Si tratta della ceraste cornuta, una specie che vive nelle zone desertiche, quindi non è naturalmente presente da noi. Il caso di San Marino, infatti, riguarda un esemplare che era stato importato e, da quanto emerso, in modo illegale. Teniamo presente, infatti, che si tratta di una specie di cui è vietato il possesso in Italia”.
Cosa prevede la legge in materia di importazione e detenzione di animali esotici?
“La normativa è piuttosto rigida, sia per quanto riguarda la protezione della specie, sia per l’importazione e commercializzazione, che sono regolate dalla CITES, la Convention on International Trade of Endangered Species. Si tratta di un accordo internazionale che regolamenta il commercio internazionale di specie di fauna e flora selvatiche che rischiano l’estinzione.
Anche l’Italia applica la CITES, attraverso il Regolamento (CE) n. 338/97 e leggi regionali, che variano da regione a regione. Chi si occupa dell’osservanza delle norme?
“In genere sono i carabinieri forestali. Le norme, ricordiamo, riguardano sia gli animali vivi che parti di animali, come per esempio le corazze di tartarughe o le pelli di serpenti. È anche importante ricordare che si tratta di specie protette, che hanno un loro ruolo ecologico importante”.
Perché è importante preservare questi rettili? Vale anche per le vipere comuni presenti in Italia?
“Intanto sono animali predatori di piccoli mammiferi. Poi andrebbe ricordato che, riferendosi alle vipere comuni in Italia, non sono poi così numerose: la densità di popolazione di questi rettili è molto bassa. Non serve, quindi, allarmismo, anche perché si saziano molto facilmente e non predano molto di frequente. Sono attivi soprattutto nei periodi più caldi mentre quando le temperature sono basse, dal momento che sono animali a sangue caldo, preferiscono rintanarsi, per esempio sotto gli alberi o nelle tane di piccoli mammiferi. In generale non attaccano, se non si sentono in pericolo anche perché produrre il veleno è dispendioso da un punto di vista energetico”.
Quindi il rischio di imbattersi in una vipera non è così elevato?
“Precisiamo che in Italia ci sono ben 4 specie di viperidi, quindi appartenenti alla famiglia Viperidae. Di queste la più frequente è la aspis, diffusa un po’ dappertutto, alle quali si aggiungono la ammodytes e il cosiddetto marasso o vipera berus, che si trovano soprattutto nella zona delle Alpi. Il rischio di imbattersi in una vipera, dunque, esiste, ma la pericolosità non generare paure infondate”.
Si tratta, comunque, di esemplari pericolosi e quanto più pericolosi rispetto a una vipera della sabbia?
“Sicuramente la vipera della sabbia, come tutti i rettili africani, è più pericolosa soprattutto per via delle sue dimensioni che sono maggiori, dunque anche la quantità di veleno che può iniettare che è superiore. Inoltre, nel suo habitat, il rischio è che si mimetizzi molto, nascondendosi sotto la sabbia: potrebbe capitare, quindi, di calpestarla inavvertitamente”.
Il suo veleno può causare emorragie sanguigne, perché aggredisce i tessuti e le pareti dei vasi sanguigni. Si possono, però, verificare necrosi, problemi di coagulazione e persino shock, nei casi più gravi. È necessario l’antidoto?
“Teniamo presente che oggi il ricorso all’antidoto è avviene in modo molto più prudente rispetto al passato, perché potrebbe essere anche più pericoloso per certi soggetti rispetto al veleno stesso. Questo vale anche per le vipere comuni. Certamente, in presenza di alcune condizioni viene valuta la somministrazione”.
In quali altri modi si può intervenire? Quali sono i consigli, per i morsi di vipera comune?
“Il primo intervento, se si è stati morsi a un arto, è quello di cercare di fermare la circolazione con un laccio. Sicuramente andrebbe evitato di agitarsi o muoversi, in modo da non agevolare proprio la circolazione del sangue e dunque del veleno. Poi, è suggerito di aspirare il veleno stesso cin una siringa, senza ago. Naturalmente è importante recarsi al pronto soccorso per le valutazioni e gli interventi del caso. A volte, però, può capitare che non ci si renda neppure conto del morso, che si avverta solo del dolore sopportabile o del gonfiore. A un esame più attento, però, in genere si possono individuare i buchi lasciati dai denti del rettile”.
Se, invece, si viene morsi esistono anche altre alternative all’antidoto?
“Sì, esiste un altro metodo usato, che è l’elettrocuzione: si tratta di piccole scariche elettriche nel punto in cui si è stati morsi. L’elettricità, infatti, scompone le molecole del veleno, degradandolo”.
Quali sono i soggetti più a rischio?
“Escludendo le vipere o rettili esotici, che in genere sono più pericolosi (specie in India, Africa, Australia, ecc.), le vipere nostrane non sono così pericolose, anche se possono produrre danni specie in caso si trascuri il morso. Molto, poi, dipende da quanto veleno viene iniettato, così come dalle condizioni del soggetto: un anziano cardiopatico o un bambino, infatti, sono molto più a rischio rispetto a un adulto in condizioni di salute normali”.
A cosa occorre prestare attenzione, dunque?
“Ribadisco che non è utile fare del terrorismo, perché le vipere sono di per sé animali tranquilli: in genere reagiscono se si sentono minacciate, catturate o se sono calpestate inavvertitamente. Il veleno, poi, viene prodotto con un certo dispendio di energie, quindi non viene sprecato se non in caso di necessità. È quindi consigliabile prestare attenzione, sia quando si passeggia (magari indossando calzature che proteggono le caviglie), sia se ci si sdraia su un prato, dove potrebbero trovarsi anche vipere. In genere, comunque, quando si sentono in pericolo soffiano, quindi è possibile accorgersi della loro presenza. In conclusione, però, ricordiamo che è più pericoloso un calabrone, sia perché ce ne sino in numero maggiore quindi con più probabilità di essere punti, sia per le possibili conseguenze della puntura stessa”.
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