Sondaggio su femminicidi in chat della scuola a Bassano, domanda choc tra studenti su "chi meritava di morire"
Bassano del Grappa, orribile sondaggio sui femminicidi in una chat tra studenti: citate Giulia Tramontano, Mariella Anastasi e Giulia Cecchettin
Sondaggio shock sui femminicidi creato da alcuni studenti di una scuola di Bassano del Grappa, comune in provincia di Vicenza. In una chat di classe, dei ragazzi hanno proposto la domanda “chi si meritava di più di essere uccisa?”, dando tre opzioni di scelta, ossia “Giulia Tramontano, Mariella Anastasi e Giulia Cecchettin”. Dopo che l’episodio è diventato di dominio pubblico, sollevando un’ondata di indignazione, l’ideatore del sondaggio ha chiesto scusa, affermando di essere mortificato.
- Bassano del Grappa, sondaggio shock sui femminicidi
- Le scuse dell'ideatore del sondaggio
- Il commento amaro e incredulo del governatore Zaia
Bassano del Grappa, sondaggio shock sui femminicidi
La vicenda è stata resa nota da Women for freedom, associazione con sede a Bassano del Grappa impegnata nella difesa di donne e bambini in condizioni di emergenza. L’ente ha divulgato sui social gli screenshot della chat relativa all’orribile sondaggio.
“Non è solo una bravata di cattivo gusto o una battuta fuori luogo – afferma Women for freedom – ma una mancanza totale di empatia. È uno specchio rotto in cui si riflette una parte della nostra società che ancora non capisce, o non vuole capire, quanto sia profonda la ferita del femminicidio”.
L’ente ha ricordato che Giulia Cecchettin è stata ammazzata con 75 coltellate e che aveva soltanto qualche anno più dei giovani che hanno fatto un’insana ironia sul dramma.
L’associazione ha quindi evidenziato che “Giulia Cecchettin aveva sogni, amici, una famiglia, come li aveva Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. Come li aveva Mariella Anastasi, bruciata viva”.
L’ente ha inoltre sostenuto che tali gesti non possono e non devono essere giustificati con il classico ‘sono ragazzi’, “perché chi crea un sondaggio del genere sa benissimo che sta ferendo. Sta scegliendo di calpestare il dolore. Sta, in qualche modo, giocando con la morte degli altri. E chi risponde, chi ride, chi sta zitto… è parte del problema”.
Le scuse dell’ideatore del sondaggio
“Sono mortificato per ciò che ho scritto e ritengo di dover porgere le mie scuse ai genitori di quelle donne, ai loro parenti e ai loro amici, a tutte quelle persone che hanno subìto o subiscono episodi di violenza, alle mie compagne e ai miei compagni e a tutti coloro che restano giustamente sconcertati anche solo nell’apprendere simili notizie”. Così l’autore del sondaggio in una lettera di scuse visionata da LaPresse.
“Mi scuso umilmente per ciò che ho scritto”, ha continuato il ragazzo, sostenendo di essersi accorto della gravità delle sue parole, soprattutto nei confronti delle tre vittime citate e di “coloro che hanno perso una figlia, una madre, una familiare o un’amica in un modo così atroce”.
Non posso neppure immaginare il loro dolore, lancinante come se un pezzo di cuore fosse stato loro strappato all’improvviso, lasciando un vuoto che neppure il tempo potrà mai colmare”, ha concluso lo studente.
Il commento amaro e incredulo del governatore Zaia
La vicenda è stata commentata con amarezza e incredulità anche dal governatore del Veneto Luca Zaia, che ha detto che “è difficile credere che una chat simile possa davvero esistere”.
Zaia ha proseguito dicendo che ciò che è emerso suscita “sgomento e solleva interrogativi profondi sul percorso che ancora resta da compiere per contrastare la violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto”.
Il governatore, premettendo di non essere un giurista, ha aggiunto che se “dalle indagini dovessero emergere profili penalmente rilevanti”, si augura che vengano presi “tutti i provvedimenti previsti”.
Secondo Zaia, simili situazioni sono un segnale allarmante che deve spingere a una “riflessione seria”. Per il governatore è fondamentale che, a partire dalla scuola, “si promuova un’educazione ai valori fondamentali della convivenza civile e del rispetto dell’altro”.
“Ai ragazzi coinvolti rivolgo un invito a riflettere sulle proprie azioni, a prendere consapevolezza della gravità di quanto accaduto e ad assumersi la responsabilità del cambiamento. Le parole, anche quando pronunciate in contesti virtuali, hanno un peso e possono generare conseguenze molto reali”, ha concluso Zaia.
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