Spara nel centro di Rosarno dopo un’aggressione: crivella un negozio, un portone e l’auto di un avvocato
Un 27enne arrestato a Reggio Calabria per tentato omicidio e metodo mafioso dopo un raid armato a Rosarno. Indagini lampo della Polizia.
È di un arresto per tentato omicidio plurimo, detenzione e porto illegale di arma da fuoco e danneggiamento aggravati dal metodo mafioso il bilancio di un’operazione della Polizia di Stato condotta a Reggio Calabria il 5 luglio scorso. Un uomo di 27 anni è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia reggina, dopo un’indagine lampo che ha ricostruito un raid armato avvenuto a Rosarno il 31 maggio. Il movente sarebbe legato a una aggressione subita il giorno precedente.
Le indagini e la ricostruzione dei fatti
Stando alle informazioni pubblicate sul sito della Polizia di Stato, l’operazione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, guidata dal dottor Giuseppe Lombardo. Gli investigatori hanno agito rapidamente dopo che, nella mattinata del 31 maggio, tra le 10.30 e le 11.00, il giovane indagato ha seminato il panico tra le strade di Rosarno. Secondo quanto ricostruito, l’uomo, già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati a atti persecutori, lesioni aggravate, armi e resistenza a pubblico ufficiale, avrebbe esploso numerosi colpi di pistola in diversi punti della città.
Il raid armato: tre obiettivi nel mirino
L’azione criminale ha avuto inizio davanti alla vetrina di un esercizio commerciale, dove il titolare si trovava all’interno. L’indagato ha aperto il fuoco contro la vetrina, mettendo a rischio la vita dell’uomo. Subito dopo, si è spostato e ha sparato contro il portone di un’abitazione privata. Il raid si è concluso con 12 colpi di pistola esplosi contro l’automobile di un avvocato del foro di Palmi, parcheggiata in strada. Nessuna delle vittime è rimasta ferita, ma la gravità e la platealità del gesto hanno immediatamente fatto scattare l’allarme tra la popolazione e le forze dell’ordine.
Il movente: una violenta aggressione il giorno prima
Secondo gli inquirenti, il movente del gesto sarebbe da ricercare in una aggressione subita dall’indagato il 30 maggio, all’interno di un negozio di abbigliamento di Rosarno. L’uomo avrebbe reagito con violenza il giorno successivo, scegliendo di colpire in modo eclatante e in pieno giorno, per lanciare un messaggio intimidatorio. Gli investigatori sottolineano che, nonostante i gravi indizi raccolti, l’indagato deve essere considerato innocente fino a sentenza definitiva.
L’indagine: telecamere e dettagli decisivi
Gli agenti della Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo (SISCO) e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, sotto la costante supervisione della Procura, sono intervenuti subito dopo i fatti. Hanno analizzato i filmati delle telecamere di videosorveglianza cittadine, riuscendo a ricostruire gli spostamenti del potente motociclo utilizzato dall’autore del raid. Un dettaglio fondamentale ha permesso di identificare il sospetto: la moto era priva degli specchietti retrovisori, particolare che ha facilitato il riconoscimento. Inoltre, il casco e una felpa azzurra indossati durante i fatti sono stati individuati anche nei pressi dell’abitazione del 27enne, confermando la sua presenza sulla scena.
Tentativi di depistaggio e aggravante mafiosa
Nel tentativo di sviare le indagini, il giovane ha rimontato gli specchietti retrovisori sulla moto due giorni dopo il raid, ma questo stratagemma non è bastato a evitare l’arresto. Gli investigatori hanno raccolto elementi sufficienti per contestare l’aggravante del metodo mafioso, ritenendo che la modalità plateale e la scelta di agire in pieno giorno siano tipiche delle organizzazioni criminali che intendono affermare la propria forza intimidatrice sul territorio.
L’arresto e la custodia cautelare
Al termine delle formalità di rito, il giovane è stato trasferito presso la casa circondariale “Panzera” di Reggio Calabria, dove rimane a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L’operazione rappresenta un importante risultato nella lotta contro la criminalità organizzata e le manifestazioni di violenza che minacciano la sicurezza pubblica.
Il ruolo della Direzione Distrettuale Antimafia
La Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sotto la guida del dottor Giuseppe Lombardo, ha coordinato ogni fase dell’indagine, assicurando un’azione tempestiva e mirata. La collaborazione tra le diverse articolazioni della Polizia di Stato e la Procura ha permesso di ricostruire in tempi rapidi la dinamica dei fatti e di raccogliere prove decisive per l’emissione della misura cautelare.
La risposta delle istituzioni e la sicurezza dei cittadini
L’episodio ha destato forte preoccupazione tra i residenti di Rosarno e dell’intera provincia di Reggio Calabria. Le istituzioni hanno ribadito la volontà di contrastare con fermezza ogni forma di violenza e intimidazione mafiosa, rafforzando la presenza delle forze dell’ordine sul territorio e promuovendo iniziative di sensibilizzazione per la legalità.
Conclusioni
L’arresto del 27enne accusato di tentato omicidio plurimo, detenzione e porto illegale di arma da fuoco e danneggiamento aggravati dal metodo mafioso rappresenta un segnale importante nella lotta alla criminalità organizzata. Le indagini proseguono per chiarire ogni aspetto della vicenda e accertare eventuali responsabilità di terzi. La comunità di Rosarno e di Reggio Calabria attende ora che la giustizia faccia il suo corso, nella speranza che episodi simili non si ripetano.

Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.