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CURIOSITÀ 11 OTTOBRE 2023

Cos'è un kibbutz e perché ce ne sono tanti in Israele

Per via del conflitto arabo-israeliano, la disputa territoriale prima dell’istituzione dello Stato di Israele, abbiamo sentito spesso nominare la parola “Kibbutz”. In Israele rappresenta una peculiare espressione di comunità agricole a gestione collettiva, che ha radici storiche profonde. Nati all’inizio del XX secolo come ideale socialista di eguaglianza e lavoro a favore della comunità, i kibbutzim sono divenuti un elemento chiave nello sviluppo di Israele. Ma cosa sono esattamente?

Cosa significa e cos’è un kibbutz

I kibbutzim rappresentano comunità agricole basate su principi di proprietà collettiva e lavoro condiviso. Questa forma di associazionismo volontario dei lavoratori in Israele ha origini che risalgono all’inizio del XX secolo, quando il movimento sionista fondò la prima comunità, Degania, nel 1909. La parola “kibbutz” deriva dall’ebraico e significa “riunione” o “comune”, riflettendo l’idea di unione e solidarietà.

Uno dei principi fondamentali dei kibbutz è l’eguaglianza, che si traduce nell’obbligo per ciascun membro di lavorare per il bene comune e di condividere i frutti del lavoro anziché ricevere denaro. Questo modello si oppone al consumismo occidentale, enfatizzando i valori comunitari e socialisti. Inizialmente, i kibbutzim si concentravano principalmente sull’agricoltura, contribuendo notevolmente allo sviluppo del settore agricolo in Israele.

Nel corso del tempo, i kibbutzim hanno ampliato le loro attività includendo progetti manifatturieri, produzione di materie plastiche ed elettronica. Nel 2010, c’erano ben 270 kibbutzim in Israele, rappresentando una parte significativa dell’industria e dell’agricoltura del paese.

La gestione dei kibbutzim è affidata a un piccolo gruppo di persone, e le decisioni vengono prese nell’assemblea generale. Una caratteristica interessante è l’approccio all’educazione dei bambini, che fino a pochi anni fa prevedeva che i figli dei membri vivessero in strutture separate.

Il caso del kibbutz italiano: dove si trova

Il fenomeno dei kibbutzim non è confinato a Israele, ma ha influenzato anche altre parti del mondo. Un esempio notevole si trova in Italia, a Bacoli, in provincia di Napoli. Tra il 1945 e il 1946, un gruppo di circa 90 ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento come Auschwitz, Bergen Belsen, Mauthausen e Buchenwald, fondò un kibbutz noto come “Kibbutz Mechor Baruch”.

Questo gruppo, organizzato dal Mossad LeAliyah Bet, un’organizzazione che gestiva l’immigrazione clandestina verso la Palestina, si trasferì in Italia, raggiungendo una villa sul mare a Casevecchie di Bacoli. Questa struttura era stata sequestrata dalla famiglia del fascista Michele Scalera ed era stata adattata per ospitare il gruppo di ebrei in attesa di proseguire il loro viaggio verso la Terra Promessa.

Durante il loro soggiorno a Bacoli, questi sopravvissuti all’olocausto trovarono un periodo di tranquillità e serenità, riuscendo ad integrarsi nella comunità locale. Questo rappresenta un esempio di come i principi dei kibbutz abbiano attraversato i confini geografici e culturali.

Dove si trovano i principali kibbutzim in Israele

In Israele, i kibbutzim sono diffusi in tutto il paese. Alcuni dei principali kibbutz includono Beit Zera, Degania Alef, Degania Bet, Erez, Hukok, Kadarim, Kabri, Kerem Shalom, Kfar Giladi, Kvutzat Kinneret, Mashabei Sadeh, Nahal Oz, Ramat Hakovesh, Sde Boker e Sde Nehemia. Queste comunità rappresentano un’importante parte dell’identità israeliana, promuovendo i valori dell’uguaglianza e della condivisione.

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