Scopriamo insieme cosa succede al nostro corpo quando mangiamo riso scaduto.
Partiamo da una distinzione: la durata di conservazione del riso varia a seconda che si tratti di riso bianco o integrale. Quest’ultimo non viene macinato o lucidato e ha un contenuto di olio o grasso più alto; pertanto, può diventare rancido più rapidamente di quello bianco. Detto ciò, entrambe le tipologie sono da considerarsi stabili quando asciutte. Per capire se il riso secco è andato a male occorre controllare la confezione per accertarsi che non ci siano segni di deterioramento, buchi, insetti o tracce di umidità che potrebbero portare alla formazione di muffe.
Evitate di consumare, poi, il riso integrale se i chicchi appaiono scoloriti, eccessivamente oleosi e dall’odore rancido. Il consiglio, per prolungare la “vita” del vostro riso, è quello di conservarlo in un luogo asciutto, come le dispense, oppure in contenitori a chiusura ermetica, per proteggerlo ulteriormente da umidità ed insetti. Cosa succede se mangiamo riso scaduto? Il riso scaduto viene contaminato da muffe e funghi, producenti micotossine che possono causare intossicazioni alimentari. Sintomi di queste possono essere nausea e vomito, dolore addominale e, nei casi più gravi, convulsioni e coma. Un consiglio: abbiate cura di refrigerare o congelare il riso entro 2 ore dalla cottura, per impedire ai batteri di produrre tossine nocive.