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CURIOSITÀ 05 GENNAIO 2025

Cristoforo Colombo scagionato: non ha portato l’epidemia in America

Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videomaker

Giornalista, videomaker, copywriter e content creator. Mi occupo di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società. In passato ho lavorato in ambito televisivo. Osservo e racconto storie: penna e videocamera sono le mie fedeli compagne di viaggio.

Un’epidemia di sifilide ha messo in ginocchio l’Europa del XVI secolo. Per decenni il dibattito scientifico si è concentrato sulla causa e oggi arrivano le prove che scagionano Cristoforo Colombo, fra i principali indiziati per via dei suoi viaggi che lo hanno portato a scoprire l’America.

Nuove ricerche scientifiche, infatti, dimostrano che il batterio responsabile della malattia sessualmente trasmissibile era attivo e diversificato nelle Americhe molto prima che il viaggio dell’esploratore potesse essere la causa dell’esportazione nel Vecchio Mondo.

Cristoforo Colombo non ha portato la sifilide in America

Un team di scienziati ha preso in esame un campione di ossa antiche provenienti da tutte le Americhe, alcuni risalenti addirittura al XIII secolo, e ha cercato il Treponema pallidum, il batterio della sifilide e di altre patologie a essa correlate. L’obiettivo era quello di capire se fosse valida l’ipotesi colombiana (la sifilide è arrivata in Europa dall’America) oppure quella precolombiana (la sifilide era già in Europa prima che l’America fosse scoperta).

“Diversi genomi della famiglia della sifilide sono stati ricostruiti da ossa archeologiche, ma gli scienziati non sono stati in grado di rispondere a domande fondamentali relative alle teorie pre o post-colombiane sulla sifilide”, ha affermato la paleopatologa Kirsten Bos del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, in Germania.

Tuttavia, tramite una serie di tecniche delicate, tra cui l’estrazione del DNA e il sequenziamento del genoma, i ricercatori hanno scoperto una storia profonda e una varietà del Treponema pallidum in Messico, Cile, Perù e Argentina.

Dopo un confronto con ceppi moderni del batterio è sensato ipotizzare che abbia avuto origine da queste regioni nel corso di migliaia di anni, dando infine origine alla sifilide e ad altre malattie correlate.

Pare anche che questa patologia sia diventata più virulenta prima dello sbarco in America di Cristoforo Colombo e poi alla fine del XV secolo, quando i coloni hanno cominciato a tornare in Europa. Un viaggio che sembra avere contribuito all’esplosione del vaiolo.

Le prove scientifiche a favore di Cristoforo Colombo

“I dati supportano chiaramente un’origine nelle Americhe per la sifilide e i suoi parenti noti e la loro introduzione in Europa a partire dalla fine del XV secolo è la più coerente”, ha dichiarato Kirsten Bos.

Insieme alla framboesia, la pinta e la bejel, fa parte delle cosiddette malattie treponemiche. Secondo questa ricerca si tratterebbe dei risultati moderni di antichi patogeni che circolavano già nelle Americhe, prima della scoperta da parte degli europei tramite il viaggio di Cristoforo Colombo.

Inoltre lesioni ossee simili alla sifilide sono state individuate su scheletri europei risalenti a prima del 1492, ma non si sa se siano state effettivamente causate dalla sifilide. Ecco perché si aspetta di sottoporre i reperti ad analisi del DNA più avanzate, che potrebbero rispondere con maggiore certezza a questa domanda.

“La ricerca continuerà a definire queste forme precedenti e il DNA antico sarà sicuramente una risorsa preziosa”, afferma il biochimico Johannes Krause del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology. Studi più accurati nelle Americhe, in Europa e in Africa porteranno a una definizione maggiore dell’epoca in cui si è diffusa e sviluppata la sifilide, dando una nuova visione di una delle malattie più significative della storia.

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