Gli ibis eremita sono una specie di uccello in pericolo critico di estinzione. Gli esemplari di questi volatili erano scomparsi in Europa nel XVII secolo e sono recentemente stati reintrodotti grazie a un progetto di conservazione LIFE riconosciuto a livello mondiale. Il 16 ottobre 2025 a Dubino, in provincia di Sondrio, due ibis eremita sono stati uccisi poco dopo aver attraversato il confine durante la migrazione. I due Ibis, Zoppo e Zaz, facevano parte del progetto LIFE20 Ibis eremita, che vede Natura Viva come suo unico partner italiano ed è finanziato dall’Unione Europea.
Cosa sono gli ibis eremita
L’ibis eremita, nome scientifico Geronticus eremita, è un uccello pelecaniforme della famiglia dei Treschiornitidi. È una specie a grave rischio d’estinzione. Un tempo la specie era piuttosto diffusa lungo le zone rocciose e le scogliere dell’Europa meridionale, del Medio Oriente e del Nordafrica.
Il numero di esemplari di ibis eremita ha iniziato a ridursi almeno dai primi anni del ‘900. Le cause di questo fenomeno sono tuttora ignote.
Dall’inizio del XX secolo la popolazione di questa specie ha subito un calo drastico, pari al 98% circa, dovuto alla combinazione di vari fattori, in primis la caccia di frodo, ma anche la distruzione dell’habitat per far posto ad allevamenti e piantagioni di tipo intensivo, l’utilizzo di fitofarmaci, il disturbo delle rotte migratorie e delle colonie riproduttive a causa dell’eccessiva antropizzazione.
Attualmente l’ibis eremita è scomparso dalla maggior parte dell’habitat originario e allo stato selvatico ne rimangono solo poche colonie isolate in Marocco e Siria, per un totale mondiale di circa 550 individui selvatici.
Oltre alle colonie selvatiche sono però presenti, specialmente in Europa, colonie semiselvatiche o in cattività di questi uccelli per un totale di un migliaio di esemplari circa: a partire da queste sono in fase di studio o di attuazione vari programmi di reintroduzione dell’ibis eremita nel suo ambiente originario.
Il primo progetto è appunto LIFE20 Ibis eremita. Dal 2004, giovani Ibis allevati dall’uomo vengono guidati dalle colonie riproduttive che si trovano a nord delle Alpi fino al sito di svernamento in Toscana, ovvero l’Oasi WWF di Orbetello, assicurando che imparino la rotta migratoria per i viaggi futuri.
Perché l’ibis eremita è importante per la biodiversità
Gli ibis eremita sono una specie con una dieta molto varia fatta principalmente di piccoli rettili e insetti tenebrioni, che catturano scandagliando il terreno sabbioso col lungo becco utilizzato a mo’ di sonda: all’occorrenza, gli ibis eremiti catturano e mangiano senza problemi anche piccoli mammiferi e uccelli, lumache, ragni e scorpioni.
I giovani raggiungono la maturità sessuale attorno al compimento del terzo anno d’età: è tuttavia piuttosto raro che un ibis eremita cominci a riprodursi prima di aver compiuto 4-5 anni. L’aspettativa di vita dell’ibis eremita in cattività è di circa 25 anni: il record di longevità è di 37 anni per un maschio e di 30 per una femmina. In natura, si pensa che la speranza di vita di questi uccelli non oltrepassi i 15 anni.
L’ibis eremita è stato uno dei primi animali in assoluto a divenire una specie protetta con le prime leggi a tutela di questo animale che risalgono al 1500.
Questa specie è considerata una sentinella della biodiversità e la sua scomparsa cambierebbe gli equilibri della catena alimentare del mondo animale e quindi dell’intero ecosistema.




















