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CONSIGLI 31 GENNAIO 2024

Quanto consuma una stufetta elettrica: quanto può essere tenuta accesa e come abbattere i costi

Nel corso degli ultimi anni, principalmente a causa degli avvenimenti geopolitici, abbiamo imparato cosa vuol dire fare i conti col caro bollette e ci siamo ingegnati per trovare metodi più o meno corretti per cercare di contenere le spese.

In particolare coi prezzi del gas schizzati alle stelle, in molti hanno pensato di limitare l’utilizzo dei termosifoni, privilegiando una stufetta elettrica. La soluzione può dare i suoi benefici in termini di lotta al freddo, ma bisogna prestare molta attenzione a non finire dalla padella nella brace.

Esiste un sottile equilibrio tra tempo di utilizzo e spesa che bisogna conoscere e tenere in considerazione per evitare che una soluzione potenzialmente intelligente si tramuti in una trappola assai dispendiosa.

Quanto costa un’ora di stufetta elettrica: tutti i consumi

Le alternative agli impianti a gas per riscaldare le abitazioni ci sono. Non a caso con i costi dell’energia sempre più elevati si è registrato un incremento delle vendite degli impianti a pellet. Eppure questa soluzione, che ha il vantaggio di essere pratica ed economica, ha anche svantaggio non indifferenti, come la necessità di dotarsi di un impianto fumario adeguato e la difficile reperibilità del pellet sul mercato.

Ecco allora che le care “vecchie” stufette elettriche tornano utili alla causa. Proprio il concetto legato all’età dell’apparecchio è assai importante in ottica contenimento delle spese. Ovviamente i consumi per riscaldare un’abitazione dipendono principalmente dagli spazi, ma anche dalla dispersione di calore.

Le stufette elettriche attualmente sul mercato sono piuttosto efficienti. Può consumare tra i 300 e i 2.500 watt. Considerando che occorrono 1.000 watt per fare un kilowatt (kWh) ora che il costo dell’energia è sceso mediamente a 0,12€ per ogni kWh, per calcolare il consumo basta moltiplicare i watt per il tempo in cui teniamo accesa la stufa.

Facciamo un esempio pratico: l’indicazione dei watt ci dice quanti ne vengono consumati dall’apparecchio in un’ora di utilizzo. Vuol dire che se la nostra stufa resterà accesa per 4 ore avrà consumato 4kWh che, moltiplicati per il prezzo indicativo di 0,12€, porterà a una spesa di 0,48€.

Dati alla mano, è facile comprendere come lasciare accesso questo apparecchio per lunghi periodi possa costare molto caro e incidere pesantemente sulla bolletta, dato che poi al costo netto dell’energia bisogna aggiungere imposte, come le accise, e costi variabili dell’operatore, che possono portare il prezzo commerciale del kWh anche al doppio o al triplo.

Quali sono quelle più efficienti e con consumi inferiori

La regola principale per risparmiare inizia dal momento in cui ci rechiamo in un negozio per comprare una stufetta. Non è solo una questione di potenza ed efficienza energetica, ma anche di attenta valutazione di ciò che serve alle nostre specifiche esigenze.

Per scaldare un ambiente di circa 60 metri quadri occorre una stufa con potenza di oltre 2.500 watt. Semplificando al massimo, per scaldare quel tipo di ambiente due ore al giorno dovremmo affrontare una spesa di una ventina di euro al mese. Se a ciò aggiungiamo che probabilmente servirebbero altri apparecchi per le altre stanze della casa, allora la spesa inizia a farsi elevata.

In linea generale la stufa elettrica converrebbe per scaldare ambienti domestici non molto grandi. Le stufe alogene, quelle al quarzo e i radiatori a olio costano di più, ma consentono prestazioni mediamente migliori e sono meno energivore. Bene anche le stufe a infrarossi, che però sono ancora più care.

La scelta della potenza dipende da quanto grandi o piccoli siano gli ambienti da coprire: per stanza di piccole dimensioni basta un apparecchio sui 300 W, mentre per stanze grandi si può arrivare ai 2500 W di potenza.

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