Alfa Romeo, storia di un brand iconico: dalla nascita ai giorni nostri

Alfa Romeo è un’eccellenza del Made in Italy, grazie alla produzione di modelli che hanno esportato l’eleganza milanese in ogni angolo del mondo

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Davide Russo

Giornalista pubblicista

Napoletano di nascita, laureato in giurisprudenza, è giornalista pubblicista con la passione per il motorsport e l'automotive con un occhio alle innovazioni e alla storia della F1. Il suo motto: ''I believe that everyone has a calling, Motorsport is my true passion!''.

Pubblicato: 22 Febbraio 2016 11:30

L’ALFA (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili) è stata fondata nel capoluogo meneghino nel 1910, dopo una iniziale tentativo di produzione a Napoli. Un gruppo di imprenditori lombardi presentarono il primo modello che venne battezzato 24 HP per il numero di cavalli. Il progetto venne partorito da Giuseppe Merosi e rappresentò anche un primo importante tassello di crescita del marchio. Primo dello scoppio della Grande Guerra, la Casa milanese aveva raggiunto dei numeri di vendita importanti, ma a causa del conflitto bellico entrò in crisi.

La rinascita dell’Alfa Romeo

Gli imprenditori che avevano investito nel progetto decisero di vendere l’ALFA alla Banca Italiana di Sconto, che trovò in Nicola Romeo, un ingegnere meccanico di Sant’Antimo, il giusto compratore. Il campano decise di sviluppare lo stabilimento di Portello e puntò, in quei difficili anni della guerra, sulla fabbricazione di munizioni, motori aeronautici e attrezzature per miniera. Una volta finita la Prima guerra mondiale l’ingegnerò ribattezzò il marchio in “Alfa Romeo” e tornò a realizzare automobili. Per questo motivo l’atto ufficiale di nascita del marchio milanese segna la data del 3 febbraio 1918. Nel 1920 venne immessa sul mercato l’Alfa Romeo 20-30 HP, il primo modello stradale a essere venduto con la nuova denominazione della società. Sebbene il progetto tecnico fosse valido, all’Alfa Romeo mancava una rete di concessionari e una organizzazione strutturale di alto profilo.

Nel 1921 venne dichiarato il fallimento della Banca Italiana di Sconto, che fu rilevata dalla Banca d’Italia attraverso la Banca Nazionale di Credito. L’Alfa Romeo venne controllata, sul piano amministrativo, dallo Stato. Romeo che era stato il papà del progetto venne escluso, nel 1925, dalla Banca Nazionale di Credito. Sarebbe potuta essere la fine, ma le vetture del Biscione iniziarono a ottenere risultati strepitosi in pista. In quell’anno la P2 si aggiudicò primo campionato del mondo di automobilismo organizzato nella storia. Proprio grazie ai trionfi nel Motorsport, l’Alfa Romeo tornò in auge sotto la direzione di Vittorio Jano. Dato che le vittorie in sfide internazionali davano lustro all’Italia intera, Benito Mussolini volle a tutti i costi che l’azienda continuasse il suo percorso di crescita. Nel 1933 il Governo decise di rilevare le quote dell’Alfa Romeo possedute dalle banche, facendola diventare statale.

Alfa Romeo, dal tracollo al successo planetario

La crisi del 1929 segnò un altro periodo buio nella storia del brand milanese. Il marchio si salvò solo grazie a un lavoro straordinario di Jano e Gobbato che portarono in pista auto imbattibili. La 6C 1500, l’8C 2300 e la 8C 2900 raggiunsero la fama mondiale. Nel 1960 Luraghi venne nominato Presidente e rilanciò il brand con una gamma spettacolare. La Giulia prese il posto della Giulietta e fu apprezzatissima dagli italiani. Nel 1966 fu il turno di un’altra icona, ovvero modello spider Duetto, che rimase in commercio sino al 1993.

Serie dopo serie, i modelli Alfa Romeo hanno entusiasmato più generazioni di automobilisti. Dal 1933 al 1986 l’azienda appartenne allo Stato italiano, per poi essere ceduta a Gianni Agnelli e al suo Gruppo FIAT. Le vetture del Biscione sono state anche usate dalle Forze di Polizia italiane, sanmarinesi, maltesi, svizzere, tedesche, belghe, olandesi, ucraine, australiane, asiatiche e tunisine. L’Alfa Romeo 147, 156, MiTo, Giulia e Giulietta hanno fatto la storia. Oggi Jean-Philippe Imparato, a.d. dell’Alfa Romeo, ha deciso di cavalcare l’hype dei SUV. Da quando il brand è entrato nell’universo Stellantis ha prodotto, principalmente, auto a ruote alte, sconfessando il DNA storico del Biscione ma salvando dei conti che erano, pericolosamente, tornati in rosso.