Seat Ibiza aggiungeva alla gamma nel 2018 la versione a gas naturale, con motore 1.0, 3 cilindri, 90 CV, in alternativa al benzina 75 CV e al diesel 115 CV. Erano attesi tanti modelli alimentati con questo tipo di carburante, che in Italia aveva interessato l’anno prima l’1,6% del mercato e mostrava costanti segnali di crescita. La Casa spagnola aveva già proposto la Mii e la Leon e, in seguito, avrebbe introdotto anche l’Ateca.
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Le novità del 2018
Sulla Ibiza si contavano diverse novità: gli iniettori per il metano erano stati inseriti nei collettori di aspirazione, la distribuzione aveva un diagramma differente, le sedi valvole erano state rinforzate, il turbocompressore aveva una girante più leggera per garantire una migliore prontezza di risposta, i pistoni erano rivestiti in nickel-cromo con segmenti specifici.
Il serbatoio per il metano era in acciaio ad alta resistenza e conteneva fino a 13 kg di gas; si trovava sotto il piano di carico e per questo la portata del bagagliaio diminuiva da 355 a 262 litri ed eliminava la presenza del ruotino di scorta. La capacità del serbatoio per la benzina rimane, invece, uguale, pari a 40 litri; i due bocchettoni per il rifornimento si trovavano uno di fianco all’altro, dietro lo stesso sportellino.
L’autonomia complessiva dichiarata dalla casa madre è di 1.155 km, 400 a metano; col gas era dichiarato un consumo di 4,9 m3/100 km pari a 3,5 kg/100 km. Ovviamente il grande vantaggio era reale se si utilizzava l’alimentazione a metano, che costava meno di un euro al kg; in Italia, inoltre, c’era una rete di distribuzione molto vasta: vantavamo ben 1.236 stazioni contro le 889 della Germania, 173 dell’Olanda e solo 70 della Francia.
Soprattutto in un’epoca in cui cerchiamo di essere il più vicino possibile al tema dell’ecosostenibilità e della diminuzione dell’inquinamento, venivano messi in evidenza i vantaggi per l’ambiente: le emissioni di CO2 e di ossidi di azoto scendevano notevolmente, il particolato si annullava. Il metano rappresentava quindi il sistema perfetto se non volevamo stravolgere il concetto di automobile, facendo un gran passo avanti in termini di emissioni.
Gestione automatica
Il sistema della nuova Seat gestiva il passaggio metano-benzina automaticamente; l’avviamento con combustibile liquido avviene solo con temperature ambientali inferiori a 10 gradi o quando l’altro carburante è esaurito. Gli indicatori dei carburanti erano uguali ed era presente una spia preposta ad avvisare se stavi viaggiando utilizzando il gas. Erano state adattate anche le visualizzazioni del computer di bordo, sia quello visibile dal display sul cockpit, sia quello mostrato sullo schermo del sistema infotelematico: su entrambi si consultavano i dati di consumo e di autonomia dei combustibili.
Identico alla versione benzina 95 CV il cambio manuale a 5 rapporti, la TGI registrava però un peso superiore di 127 kg, che influenzava soprattutto l’accelerazione. La tipologia a metano avevano una coppia leggermente meno favorevole, ma raggiungeva la potenza massima a soli 4.800 giri/min. Questo motore era quello che ci voleva nei contesti urbani, se si accelerava in autostrada si percepiva una lieve differenza, la TGI non consentiva grandi riprese e la velocità massima dichiarata era di 177 km/h.
Se pensiamo al 1.0 TGI come un propulsore nato per consumare poco era sicuramente ottimo; la qualità e le caratteristiche della Ibiza erano mantenute a pieno anche in questa versione a metano, in particolare rimanevano identici l’ottima tenuta di strada, lo sterzo preciso e il comfort.
Nulla di diverso nemmeno nell’attenzione alla sicurezza e nella dotazione della connettività, anche perché la Ibiza TGI sarebbe stata disponibile in tutti gli allestimenti previsti dalla gamma: Reference, Style, Business, Xcellence e FR. Un chiaro segnale che per la compagnia iberica il metano era una reale alternativa a gasolio e benzina. Uniche limitazioni: l’impossibilità di avere lo storage pack, l’impianto audio potenziato e il tetto apribile.
Parlando di prezzi di listino, si partiva da 16.050 euro per l’entry level Reference, ovvero 1.650 euro in più rispetto alla 1.0 TSI da 95 cv, fino ad arrivare ai 19.050 euro delle FR e Excellence. In media comunque la differenza di prezzo rispetto all’equivalente a benzina TSI era di 1.500 euro a parità di equipaggiamenti.
Una vettura da acquistare se si faceva tanta strada ma anche se si sceglieva di avere un occhio di riguardo per il portafoglio e per l’ambiente; solitamente chi sceglie questo tipo di alimentazione fa molta strada e presta più attenzione al comfort di bordo che alle prestazioni, che rimangono comunque più che accettabili.