Giusto poco più di due settimane fa parlavamo dell’ufficialità del piano dell’Europa, che confermava lo stop alla produzione di auto a motore endotermico a partire dal 2035. Come era stato anticipato tempo fa infatti, l’Unione Europea sembrava aver preso una decisione certa e importante: tra poco più di dieci anni tutti i veicoli a benzina e diesel avrebbero dovuto essere banditi dal territorio.
Una notizia che in realtà arrivava solo alcuni giorni dopo le dichiarazioni di Carlos Tavares, CEO di Stellantis, che tutt’oggi sostiene che le nuove normative Euro 7 siano troppo stringenti per le realtà che operano nel nostro continente; l’Europa in effetti sembrava decisa a fare retrofront, ma poi l’ufficialità dello stop a partire dal 2035 aveva cambia tutto.
Ebbene, le carte in tavola ora cambiano nuovamente. La strada è segnata, c’è un accordo, ma le cosiddette tappe intermedie rendono possibile uno slittamento in avanti della data. Prima di tutto ci sono ancora molti Paesi preoccupati per quelle che saranno le conseguenze sul settore automobilistico e sulla produzione, già segnati da un periodo di crisi senza eguali, iniziato con la pandemia di Covid nel 2020.
A prescindere da questo, comunque, oggi è difficile dire che il 2035 sia davvero l’anno in cui non sarà più possibile omologare e commercializzare i veicoli con motore termico a benzina e diesel. La transizione energetica in corso, di cui stiamo parlando ormai da mesi, è molto più complessa di quanto anche gli esperti di settore potessero immaginare. A partire dalle normative Euro 7, che probabilmente non saranno così differenti dall’Euro 6 – per evitare difficoltà enormi al comparto. Chiaramente ci sarà bisogno di alcune tappe intermedie, come avevamo già accennato, che prevederanno delle valutazioni in corso d’opera. Test che chiaramente potrebbero spostare la data di stop totale più avanti rispetto al 2035.
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Transizione energetica in UE: slitta tutto
Le tappe intermedie serviranno per mantenere tutto sotto controllo, tra gli effetti della decarbonizzazione e l’impatto socio-economico sul settore automotive. Il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton ha affermato che la data di stop del 2035 potrebbe essere rivista. Ha anche accennato a un possibile freno d’emergenza nel 2026, una clausola di revisione che potrebbe essere attivata per posticipare l’eliminazione totale delle motorizzazioni a diesel e benzina, se fosse necessario.
Secondo Breton il passaggio dai veicoli termici a quelli elettrici è fondamentale, ma ritiene anche che sia necessario un “freddo realismo”, usando parole sue. Per questo ha spiegato che “era molto importante avere una clausola di revisione in modo da avere il tempo di reagire se necessario, perché si tratta di un passaggio gigantesco”, e questo lo sappiamo bene. Secondo Breton ci saranno circa 600.000 posti di lavoro in bilico a causa della transizione energetica, prendendo in considerazione l’intero ecosistema e la produzione di energia elettrica, non solo le grandi Case automobilistiche.
La produzione di auto elettriche
Altra cosa da considerare è sicuramente relativa alla produzione di auto elettriche, secondo Breton infatti ci sarà “bisogno di 15 volte più litio entro il 2030, quattro volte più cobalto, quattro volte più grafite, tre volte più nichel” rispetto a ora. Il consumo di materie prime quindi diverrà enorme, e anche quello di elettricità. Senza considerare che ovviamente, come ormai abbiamo ripetuto più e più volte, mancano i punti di ricarica. Considerando una produzione di 30 milioni di veicoli elettrici entro il 2030 – questo è l’obiettivo – serviranno circa 7 milioni di stazioni di ricarica. Numeri a cui faremo fatica ad arrivare, considerando che oggi siamo solo a 350.000 e il 70% è concentrato in Francia, Germania e Olanda. Vedremo quindi quali saranno i passi verso un futuro totalmente green.