Veloce come il vento, Accorsi riporta un mito dei rally al cinema

Il nuovo film Veloce come il vento, con Stefano Accorsi protagonista, segna il ritorno sul grande schermo di un mito del motorsport, quale la Peugeot 205 T16

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 8 Aprile 2020 09:29

Veloce come il vento è il film con Stefano Accorsi ambientato nel mondo del motorsport ed uscito nelle sale cinematografiche giovedì 7 aprile 2016. Girato tra Imola, Matera e i circuiti di Monza e Vallelunga, vede il celebre volto del grande schermo italiano vestire i panni di Loris De Martino, un tormentato ma talentuoso pilota con un grande istinto per la guida, accanto alla giovanissima Matilda De Angelis, le cui qualità erano già emerse nella popolare fiction di Rai Uno Tutto può succedere.

Manifesto del pilota-pensiero

Rispetto al classico personaggio del ‘ragazzaccio’, capace di ammaliare le donne col suo stile seducente, Stefano Accorsi ha stavolta portato in scena un ruolo agli antipodi. Una mossa rischiosa, accolta in termini molto positivi dalla critica, la quale, oltre ad aver apprezzato la pellicola nella sua globalità, ha riservato giudizi entusiasti al protagonista. Tra i meriti riconosciuti vi è la corretta rappresentazione dello stato d’animo in pista, tra gli alti e i bassi, nonché l’attitudine dei piloti nello sfidare i limiti. Lo spettatore – si legge in diverse recensioni – riesce a immedesimarsi nella trama, perché cruda, talvolta pure crudele, e quindi autentica.

Nella prospettiva degli amanti delle quattro ruote, le vere mattatrici sono, però, le macchine. Il ‘casting’ è stato effettuato con la massima attenzione agli oggetti di scena, con veicolati in grado di scrivere pagine memorabili nella storia del motorsport.

Due Peugeot da batticuore

Co-protagoniste del film, due Peugeot che hanno fatto battere il cuore – e continuano a farlo – di generazioni di appassionati delle corse e delle auto sportive: la “grintosissima” 205 GTi 1.9 da 130 CV e la 205 Turbo 16, la star assoluta, campione del mondo rally 1985 e 1986. Dei giganti, che suona quasi offensivo raccontare, almeno a un fan del motorsport, poiché all’epoca erano su tutte le prime pagine dei giornali. Meraviglie meccaniche cruciali nel rafforzare la reputazione della Casa francese pure agli occhi della clientela privata.

Peugeot 205 T16, spettacolo in Veloce come il vento
Fonte: Ufficio Stampa Peugeot
La Peugeot 205 T16 regala spettacolo in Veloce come il vento

In particolare, la Peugeot 205 T16, guidata da Accorsi in una gara clandestina mozzafiato ambientata tra i Sassi di Matera, è una vera e propria leggenda del rally, che proviene direttamente dal Musée de l’Aventure Peugeot di Sochaux, una vettura da 400 cavalli, portata in Veloce come il vento quasi al limite per esigenze di copione.

A scuola di Paolo Andreucci

Accanto al difficile lavoro sulla sua fisicità per restituire l’inquietudine del personaggio di Loris, Accorsi per questo film ha scelto anche di imparare a guidare le auto da corsa in maniera da ricorrere il meno possibile a controfigure, e per l’occasione ha avuto un maestro d’eccezione: Paolo Andreucci, nove volte campione italiano di rally e pilota ufficiale di Peugeot Sport Italia.

“Da emiliano ho sempre amato le macchine. È stato emozionante essere affiancato da un campione di rally come Paolo Andreucci e guidare una Peugeot Turbo 16 venuta apposta da un museo – ha dichiarato l’attore in un’intervista alla Repubblica -. Quello dei circuiti è un mondo ad alto rischio, ma anche ad alto senso di responsabilità”.

A precisa domanda, ha ammesso di aver temuto infortuni: “Sì. È stato un film rischioso: gli unici effetti speciali sono le macchine e chi le guida. Quando giri in modo artigianale senti il rischio e si vede nel film. Poi ci siamo fatti un po’ male. Ma ci sta”.

Il personaggio portato in scena riprende la figura di Carlo Capone, talento italiano di rally degli anni Ottanta, presentando, però, alcune importanti differenze: “Capone era un campione che aveva un futuro, ma che è stato segnato da una tragedia e si è perso nell’eroina. Il nostro film è un omaggio alla sua figura, ma la storia è diversa”.