Caso Bibbiano e sentenza sul processo Angeli e Demoni, cadono accuse e 11 assoluzioni: chi sono i 3 condannati
Crolla il castello di accuse sul caso Bibbiano: 11 assoluzioni e 3 condanne con pena sospesa. Le novità dopo il processo di primo grado
Più di cento capi di imputazione, fino a 15 anni di reclusione richiesti dalla Procura, 14 imputati. Il processo di primo grado presso il tribunale di Reggio Emilia, tuttavia, si è concluso con sole tre condanne e ben undici assoluzioni. Le accuse sul caso Bibbiano, quindi, crollano. L’inchiesta “Angeli e Demoni” ha ottenuto una prima risposta dopo circa cinque anni di indagini che hanno creato nette e feroci contrapposizioni sociali e politiche. Nessun affido illecito, dunque, secondo i giudici del tribunale collegiale.
- Tre condanne per il caso Bibbiano
- L'inchiesta Angeli e Demoni
- L'appello a Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia
Tre condanne per il caso Bibbiano
Mercoledì 9 luglio è già una data storica. Dopo cinque anni l’inchiesta Angeli e Demoni sul caso Bibbiano ha ottenuto la risposta dei giudici del tribunale collegiale di Reggio Emilia, che hanno assolto 11 dei 14 imputati per i quali la Procura della Repubblica, rappresentata dalla pm Valentina Salvi, aveva chiesto fino a 15 anni di reclusione.
Tre le condanne inflitte al termine del processo di primo grado: due anni per Federica Anghinolfi, ex responsabile dei Servizi Sociali dell’Unione Val d’Enza; un anno e otto mesi per l’assistente sociale Francesco Monopoli, entrambi per il reato di falso in atto pubblico.
ANSA
Cinque mesi, infine, alla neuropsichiatra Floriana Murru per rivelazione di segreto, ovvero l’ipotesi di reato di una “indebita comunicazione a persone non autorizzate”, secondo l’art. 326 del codice penale.
Le tre condanne inflitte, infine, sono con pena sospesa. Lo riporta Ansa. Tra gli altri 11 imputati sono piovute assoluzioni e prescrizioni.
L’inchiesta Angeli e Demoni
Come anticipato, nell’ambito dell’inchiesta Angeli e Demoni la Procura aveva presentato un’accusa con più di cento capi di imputazione tra frode processuale, maltrattamento sui minori, falso in atto pubblico, depistaggio, lesioni gravissime, peculato d’uso e tentata estorsione.
Secondo l’accusa in Val D’Enza era in corso un business degli affidi a danni di minorenni, con la redazione di relazioni stilate con lo scopo di trarre in inganno i magistrati della Procura dei Minori. Come sottolinea Ansa i giudici di primo grado del Tribunale di Reggio Emilia non hanno riconosciuto tali reati.
L’appello a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia
Come anticipato, nei cinque anni dell’inchiesta si sono rincorsi scontri politici e sociali. Negli anni sono diventate quasi iconiche le immagini dei politici che in aula indossavano magliette che recitavano: “Parlateci di Bibbiano”, una battaglia finita al centro delle varie campagne elettorali specialmente in occasione delle elezioni regionali in Emilia-Romagna.
A tracciare un bilancio su quanto accaduto in cinque anni è Maria Elena Boschi di Italia Viva, che sui social scrive: “Su Bibbiano ora servirebbe solo una cosa: le scuse di Giorgia Meloni. Cari Fratelli d’Italia: adesso sì, parlateci di Bibbiano. O non avete il coraggio di farlo?”.
