Del Debbio accusa la Cassazione dopo la decisione sui "genitori" e la carta d'identità, ma la legge è del 1931
Paolo Del Debbio si è scagliato contro la Cassazione dopo la decisione sui genitori e la carta d'identità: la polemica del giornalista
Paolo Del Debbio ha attaccato la Cassazione dopo la decisione sul no all’obbligo di indicare la dicitura “padre/madre” sulla carta di identità dei minori, in favore della voce “genitori“. “Mera ideologia”, ha scritto il giornalista, secondo cui la sentenza “discrimina chi vuole farsi chiamare padre e madre”.
- La decisione della Cassazione sui genitori e la carta d'identità
- La reazione di Del Debbio alla decisione della Cassazione
- L'esempio di Paolo Del Debbio sulla carta d'identità e i genitori
La decisione della Cassazione sui genitori e la carta d’identità
La polemica sulla dicitura “genitori” sulla carta d’identità risale al novembre 2018 quando Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno del governo Conte I, sollevò il caso: “La settimana scorsa mi è stato segnalato che sul sito del ministero dell’Interno, sui moduli per la carta d’identità elettronica, c’erano ‘genitore 1‘ e ‘genitore 2‘. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione ‘madre’ e ‘padre'”.
La modifica, annunciata da Salvini come già fatta, fu in realtà introdotta con un decreto entrato in vigore nell’aprile del 2019.
ANSA
Paolo Del Debbio.
Non fu un ripristino, ma una novità: sui documenti non c’è mai stato scritto “genitore 1” e “genitore 2” ma anche “madre” e “padre”. Fu il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1931 a stabilire che sulla carta di identità dei minori di 14 anni riportasse “il nome dei genitori o di chi ne fa le veci”.
Nel 2024 la Corte di Appello di Roma ha stabilito che il decreto Salvini non andasse applicato nel caso dei figli di coppie di donne.
Ora è intervenuta anche la Suprema Corte di Cassazione, con due decisioni: la sentenza n. 9216, che ha stabilito l’illegittimità (cioè l’obbligo di non applicarlo) del decreto emanato dal ministero dell’Interno allora guidato da Salvini, e la decisione n. 6296, depositata nei giorni scorsi, con cui ha respinto il ricorso del Governo che voleva continuare ad applicare il decreto.
La reazione di Del Debbio alla decisione della Cassazione
In un articolo scritto su La Verità, Paolo Del Debbio si è scagliato contro la Cassazione, sostenendo che la decisione “discrimina chi vuole chiamarsi padre e madre e chi lo vorrebbe scritto sulla carta d’identità, a favore di chi non lo vuole”.
“Che tristezza“, ha scritto ancora il giornalista, secondo il quale la decisione sarebbe stata presa per “mera ideologia“.
L’esempio di Paolo Del Debbio sulla carta d’identità e i genitori
Del Debbio, nel suo articolo, ha citato un esempio per avvalorare la sua tesi: “Immaginate per un attimo un bambino, o una bambina, che è abituato a chiamare papà e mamma e che, a un certo punto, andando in viaggio, scopre che sulla sua carta d’identità c’è scritto “genitore 1” e “genitore 2″. Cosa devono pensare questo bambino e questa bambina, che ce n’è uno più importante dell’altro? Che a casa gli hanno insegnato a chiamarli in un modo che non è riconosciuto dallo Stato?”.
Ancora Del Debbio: “Capite l’assurdità, lo sfregio, la ferita e financo l’offesa cui verrebbero sottoposti questo bambino e questa bambina?”.
