Garlasco, tutte le teorie di Massimo Lovati raccontate in tv: le parole dell'avvocato di Andrea Sempio

Il sicario, l'innocenza di Stasi e la Fiera di Vigevano: tutte le teorie di Massimo Lovati sul delitto di Chiara Poggi a Garlasco

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Da mesi Massimo Lovati porta sul piccolo schermo le sue teorie sul delitto di Garlasco. Non solo sostiene che il suo assistito Andrea Sempio sia innocente, ma considera estraneo ai fatti anche Alberto Stasi, l’unico condannato per l’omicidio di Chiara Poggi. In più, secondo lui Stasi sarebbe stato costretto a mentire sotto minaccia di un’organizzazione criminale, la stessa che avrebbe mandato un sicario ad uccidere la 26enne “colpevole” di essere a conoscenza di alcuni segreti.

L’innocenza di Alberto Stasi

Massimo Lovati si è sempre detto convinto che Alberto Stasi, in quel maledetto Com, non sia mai entrato nella villetta di via Pascoli 8. La versione nota a tutti, ricordiamo, è quella fornita dal giovane agli inquirenti: preoccupato per le mancate risposte alle sue telefonate, in quel primo pomeriggio Stasi si recò presso l’abitazione di Chiara Poggi.

Non avendo risposte nemmeno dopo aver citofonato, l’aveva chiamata a gran voce dall’esterno per poi decidere di scavalcare ed entrare nella villetta. All’interno trovò “sangue dappertutto” – così disse all’operatrice del 118 quando alle 13:50 chiamò i soccorsi – e in fondo alle scale che conducevano al piano interrotto rinvenne il corpo della vittima.

Garlasco Massimo LovatiIPA
Da mesi Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, sostiene l’innocenza di Alberto Stasi e parla di un sicario dietro il delitto di Garlasco

Come raccontato a Zona Bianca, quella versione fornita agli inquirenti “non è il racconto di Alberto Stasi” bensì sarebbe il racconto “che hanno fatto i veri colpevoli ad Alberto Stasi”, secondo Massimo Lovati.

Per “veri colpevoli” l’avvocato di Sempio intende una vera e propria organizzazione criminale che avrebbe scelto di punire Chiara Poggi perché venuta a conoscenza di segreti inconfessabili legati al mondo della pedofilia.

Un sicario dietro il delitto di Garlasco

Più volte Lovati ha ribadito che quello di Garlasco è “un omicidio efferato senza movente“, come riferito anche in una recente intervista rilasciata per Mattino Cinque. Nel suo intervento l’avvocato di Sempio ha ricordato che “nella letteratura criminologica” dietro gli omicidi senza movente “ci sarebbe un mandante” e, di conseguenza, un sicario.

Stasi, quindi, sarebbe stata “la pedina” per coprire i veri assassini (o il vero assassino) di Chiara Poggi. In altri interventi Massimo Lovati ha sostenuto che i possibili mandanti del delitto di Garlasco avrebbero costretto Stasi a fornire la versione poi comunicata agli inquirenti in cambio dell’impunità. Pur considerando la doppia condanna inflitta a Stasi (una in appello-bis nel 2014 e una definitiva in Cassazione nel 2015), Lovati ricorda che le prime due sentenze lo hanno assolto.

I misteri della Fiera di Vigevano

Recentemente, infine, Lovati ha rispolverato uno dei suoi ricordi legati proprio a quel 13 agosto 2007. Quel giorno era in corso la Fiera di Vigevano. In quel tempo l’avvocato aveva uno studio in via Sforza.

“Alle 11:30 sono sceso dal mio studio per andare a vedere le bancarelle”, ha raccontatoZona Bianca di recente, “e già tutti sapevano cosa era successo a Garlasco”. Un dettaglio, questo, che mette in discussione l’attendibilità della telefonata di Alberto Stasi al 118, alle 13:50.

Del delitto di Garlasco si apprese solamente dopo quella telefonata e mai prima. “Impossibile”, hanno riferito alcuni cittadini di Vigevano, tra ambulanti della fiera e residenti, smentendo quindi il ricordo di Lovati. Un ambulante, nello specifico, ha commentato: “Me lo sarei ricordato, perché certe cose anche se sono passati anni si ricordano, segnano”.

Come ricorda Il Giorno in un articolo del 10 luglio, le sentenze dell’Appello-bis e della Cassazione hanno collocato l’omicidio di Chiara Poggi tra le 9:12 e le 9:35, rispettivamente gli orari in cui la vittima disattivò l’allarme perimetrale della casa e in cui Alberto Stasi accese il computer per riprendere a lavorare sulla tesi di laurea. Secondo la consulenza tecnica del pm, tuttavia, l’omicidio era da collocarsi tra le 11 e le 11:30.

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