Lo sfogo di Luca Bizzarri: “Sono un fallimento, niente figli, niente famiglia. Vivo per il mio lavoro”
Il comico Luca Bizzarri racconta di una vita dedita al lavoro, mentre dal punto di vista umano si considera “un fallimento”
Non ha una compagna, non ha figli, non ha una famiglia, ma ha il proprio lavoro, a cui ha dedicato una vita intera. E forse è proprio questo il segreto del suo successo. Luca Bizzarri si svela senza filtri, raccontando di una carriera che non smette di aspirare a qualcosa di più e a una sfera personale fallimentare.
Luca Bizzarri: “Ho solo il mio lavoro”
A 53 anni, Luca Bizzarri ha raggiunto quella lucidità necessaria ad ammettere i propri errori senza auto pietismi.
In un’intervista al Corriere della Sera, si racconta con crudele sincerità, confidando di aver scelto la carriera prima di tutto.
Fonte foto: IPA
“Io vivo di lavoro, è come un’ossessione per me: io penso solo a lavorare. – afferma il comico – La mia vita è il mio lavoro”.
E non se ne dispiace: “Credo sia il motivo per cui sono riuscito ad avere un minimo di successo”.
Una solitudine che considera un vantaggio, ma che suona come definitiva:
Dal punto di vista umano sono un fallimento. Non ho figli, non ho una compagna, non ho una famiglia. Ho solo il mio lavoro.
L’accademia e l’approdo in tv
Di voler stare su un palcoscenico, Luca Bizzarri lo ha sempre saputo. Dopo la scuola si è diretto subito all’accademia teatrale.
Un percorso non privo di sacrifici: “L’inizio della mia carriera è stato influenzato dal fatto che io non vengo da una famiglia economicamente solida, i miei non avrebbero potuto permettersi di sostenermi a lungo”.
Infine, però, tutto è andato per il verso giusto. “Dall’accademia sono uscito nel ‘94 e nel ‘96 ero in televisione. – ricorda il conduttore – Nel ‘98 ho girato il mio primo film da protagonista. Da lì sono stati anni pieni di lavoro…”.
La satira su una “società patologica”
A oltre mezzo secolo di vita, Bizzarri è convinto: “Ho fatto ciò che era giusto facessi” e adesso è libero di scegliere.
Di scegliere di dedicarsi al teatro e ad altri progetti, un podcast tra i più recenti, in cui ha la libertà di parlare di ciò che lo interessa davvero.
Si preoccupa della deriva dell’era digitale: “Da quando tutti abbiamo una telecamera in tasca non facciamo che crearci un mondo in cui siamo sempre protagonisti”.
Secondo l’attore, oggi “c’è una gestione malata della libertà”. Racconta di “profili di ragazzine anoressiche, con genitori a fianco, che mangiano o fingono di mangiare e alimentano la loro malattia”.
Mentre “noi lo permettiamo. E guardiamo”. E Luca Bizzarri, e lui con noi, non può che chiedersi: “È giusto? È libertà?”
