Rapina da 3 milioni di euro a Livorno, 11 arresti: in manette banda sarda di allevatori e coltivatori

Operazione dei Carabinieri a Livorno: 11 arresti per rapina pluriaggravata. Assalto a furgoni portavalori con armi da guerra.

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È di 11 arresti il bilancio di un’operazione dei Carabinieri a Livorno, dove un gruppo criminale è stato fermato per una rapina pluriaggravata. L’azione, avvenuta il 28 marzo 2025, ha visto l’assalto a due furgoni portavalori sulla SS1 Aurelia nel comune di San Vincenzo, con un bottino di circa 3.000.000 di euro.

Dettagli dell’operazione

Secondo quanto si legge sul sito dei Carabinieri, l’operazione ha coinvolto oltre 300 Carabinieri e si è svolta nelle province di Nuoro, Pisa e Bologna. Gli indagati, di età compresa tra i 33 e i 54 anni, sono stati accusati di rapina pluriaggravata, detenzione e porto di armi da guerra, esplosivi e furto pluriaggravato.

Indagini e arresti

Le indagini, denominate “Drago”, sono state condotte dal Nucleo Investigativo di Livorno. Si sono sviluppate mediante attività di intercettazione e di osservazione, nonché attraverso l’analisi di numerosissime telecamere di videosorveglianza pubblica e privata, hanno consentito di accertare le relazioni tra gli indagati – italiani originari del nuorese di età compresa tra i 33 e i 54 anni, principalmente dediti all’attività di allevatori e coltivatori diretti, in gran parte specializzati nella commissione di rapine e nell’utilizzo di armi anche da guerra – in grado di svolgere attività preparatorie di mesi, precostituendosi alibi e  reperendo i succitati veicoli (2 dei quali oggetto di furto nell’ottobre scorso in Siena, utilizzati per bloccare il transito dei furgoni portavalori e dati alle fiamme nella circostanza).

Certosina è stata l’attività che ha consentito in maniera efficace di ricostruire i transiti dei veicoli di interesse ed i movimenti in diverse province tra le regioni Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Sardegna.

Recupero dei veicoli e prove

In pochi giorni, sono state recuperate 3 autovetture utilizzate per la fuga in zone impervie della provincia pisana. Le indagini scientifiche hanno portato al recupero di materiale probatorio, tra cui i resti di un telefono cellulare utilizzato per coordinare l’azione dei rapinatori.

Motivazioni delle misure cautelari

Le esigenze cautelari sono state motivate dal rischio che gli indagati potessero compiere altri reati simili, data la loro disponibilità di armi e la capacità organizzativa dimostrata. Gli indagati, con precedenti penali specifici, sono stati in grado di pianificare i delitti con precisione, creando alibi e utilizzando mezzi sottratti a terzi.

Nel rispetto dei diritti degli indagati, si ricorda che sono da considerarsi presunti innocenti fino a un definitivo accertamento di colpevolezza.

Carabinieri repertorio Fonte foto: IPA

Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.