Remigration Summit a Gallarate, il raduno dell’estrema destra tormentata dalla teoria della sostituzione
Esponenti di ultradestra da tutta Europa hanno scelto Gallarate per il Remigration Summit contro la teoria della sostituzione etnica. Sinistre sul piede di guerra
La cittadina lombarda di Gallarate, vicino Varese, è stata scelta per essere teatro del Remigration Summit, un incontro internazionale promosso da pezzi dell’estrema destra europea in favore della remigrazione forzata di immigrati nei Paesi d’origine, anche se regolari o naturalizzati. Alla sfilata dei manifestanti di destra, si sono aggiunte le proteste delle sinistre.
- Perché il Remigration Summit a Gallarate
- Vannacci in video al Remigration Summit a Gallarate
- Che cos'è la remigrazione
- Tensioni e proteste a Gallarate
- Scontri a Milano
- La risposta di Piantedosi
Perché il Remigration Summit a Gallarate
Il raduno per il Remigration Summit di Gallarate ha visto la partecipazione di circa 400 persone, giunte da tutta Europa, compresi inglesi, polacchi, olandesi, austriaci e francesi.
L’organizzazione dell’incontro è stata volutamente mantenuta riservata fino all’ultimo. I dettagli relativi alla sede e all’orario sono stati comunicati via e-mail ai partecipanti solo poche ore prima dell’inizio, avvenuto alle 9:00 di sabato 17 maggio, con un anticipo rispetto all’orario inizialmente previsto (14:30).
Fonte foto: IPA
Gallarate, Piazza della Libertà: presidio anti-Remigration Summit
Misure “di sicurezza” messe in atto per aiutare a depistare contro pressioni politiche o manifestazioni ostili.
Tra i relatori presenti, esponenti di spicco dei movimenti identitari e della destra radicale europea: Martin Sellner, leader del Movimento Identitario austriaco, Lena Kotre (AfD, Germania), John McLoughlin (Partito Nazionale irlandese) e il politologo belga Dries Van Langenhove.
Vannacci in video al Remigration Summit a Gallarate
Non è mancato il sostegno, via video, del generale Roberto Vannacci, eurodeputato della Lega e fresco di nomina a vicesegretario del partito, carica che condivide con altri tre colleghi.
Nel suo intervento, Vannacci ha parlato di una “battaglia di civiltà”, definendo la remigrazione non uno slogan, ma una proposta concreta:
“Non stiamo pronunciando una brutta parola, non stiamo parlando di odio come molti ci accusano oppure di discriminazione ma stiamo parlando di buon senso, del diritto, anzi, del dovere che ogni Stato ha di ripristinare l’ordine, la sicurezza e la sovranità sul proprio territorio”.
Vannacci ha poi attaccato duramente la sinistra, accusandola di “accoglienza indiscriminata” e di aver abbandonato la difesa degli interessi nazionali.
Che cos’è la remigrazione
Il concetto di remigrazione è un pilastro ideologico dell’estrema destra. Propone il rimpatrio, anche forzato, di immigrati irregolari ma anche regolari o naturalizzati, e perfino dei loro discendenti.
È collegato alla teoria della “grande sostituzione etnica”, una narrazione cospirazionista secondo cui le élite occidentali starebbero favorendo l’ingresso di masse migranti per alterare l’identità culturale e demografica dell’Europa.
Negli ultimi anni, il termine ha preso piede in diversi Paesi: promosso da Herbert Kickl (Fpö, Austria), sostenuto da Vox in Spagna e Reconquête in Francia, è stato ripreso anche dal partito di Matteo Salvini in Italia e perfino da Donald Trump durante la sua campagna elettorale per le presidenziali Usa 2024.
Ma di sostituzione hanno già parlato in Italia anche il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e, negli anni precedenti, anche Giorgia Meloni (in un comizio del 2017 ed anche in uno del 2018 in cui tirò in ballo George Soros).
Tensioni e proteste a Gallarate
In contemporanea al summit, il Partito democratico e altre forze del centro-sinistra hanno organizzato un flash mob in piazza Libertà, al grido di “vergogna”, con circa 200 partecipanti.
Presente anche il senatore Alessandro Alfieri (Pd), che ha criticato duramente l’uso di uno spazio pubblico — il teatro comunale — per un evento definito come “una manifestazione xenofoba e razzista”.
Il consigliere regionale Samuele Astuti (Pd) ha parlato di una “Lombardia sporcata”, annunciando una mozione di condanna in Consiglio Regionale. Anche Angelo Bonelli (Avs) ha partecipato a un presidio a Milano in piazza San Babila, sostenendo che la manifestazione viola lo spirito della legge Mancino contro la propaganda razzista.
Scontri a Milano
A Milano invece si sono stati veri e propri scontri: durante una delle manifestazioni organizzate nel capoluogo lombardo contro il Remigration Summit ci sono verificati scontri violenti tra manifestanti e forze dell’ordine.
La risposta di Piantedosi
Questa la risposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha commentato da Napoli:
“In democrazia non bisogna avere paura di nulla, anche di idee che possano apparire molto forti, molto controverse, molto discutibili anche, non condivise in qualche modo… Io da ministro dell’Interno ho l’obbligo di garantire la libera espressione del pensiero da parte di chiunque, salvo pensieri che siano di per sé lesivi della sfera giuridica altrui o comunque della Costituzione o di qualsiasi altra cosa. Per cui non credo ci sia contraddizione”.
Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani (Lega), ha difeso la scelta di concedere il teatro, auspicando che protesta e raduno si svolgessero in modo civile.
“Non capisco perché si dovrebbe vietare a priori il libero pensiero di qualcuno, – ha commentato Matteo Salvini – mica siamo in Unione sovietica”.
