Una curiosità scientifica rivela perché le dita si raggrinziscono in acqua. Dopo qualche minuto ci accorgiamo che le dita si ricoprono di piccole rughe. Lo sappiamo tutti e lo sanno soprattutto i bambini che amano passare il loro tempo giocando in acqua, spesso portando allo sfinimento i genitori che tentano -invano- di farli uscire.
Un fenomeno tanto comune quanto misterioso, che per anni è stato attribuito semplicemente all’assorbimento d’acqua da parte della pelle. Ma oggi la scienza ha svelato un quadro molto più complesso e affascinante: ci ha messo lo zampino l’evoluzione.
Il ruolo del sistema nervoso nel raggrinzimento delle dita
Per lungo tempo si è creduto che il raggrinzimento delle dita fosse causato dalla imbibizione, un processo fisico attraverso il quale un materiale poroso (o anche la pelle, appunto) assorbe un liquido, senza una vera e propria dissoluzione o reazione chimica. Ogni genitore, convinto della presunta pericolosità della cosa, invita i propri figli a uscire dall’acqua.
Recenti studi hanno invece indicato come la pelle dovrebbe gonfiarsi di almeno il 20% per spiegare tali modifiche superficiali. Un’ipotesi evidentemente infondata. Pertanto, si è scoperto che si tratta di un processo attivo, controllato dal sistema nervoso autonomo.
La prova definitiva è arrivata proprio durante gli esperimenti di German, un volontario affetto da danno al nervo mediano delle dita. L’uomo non mostra alcun segno di raggrinzimento. Tale risultato ha dimostrato che le rughe da immersione non sono un semplice effetto passivo, ma il frutto di una reazione nervosa mirata, probabilmente legata a una vasocostrizione controllata. In pratica, il sistema nervoso restringe i vasi sanguigni sotto la pelle, facendo calare il volume del tessuto e creando così le caratteristiche pieghe.
Interessante anche la scoperta che le rughe si formano sempre negli stessi punti, seguendo un preciso schema di creste e solchi. I risultati a seguito di immersioni ripetute a distanza di 24 ore mostrano che il disegno delle rughe si ripete con sorprendente coerenza, come se fosse una sorta di “impronta rugosa” personale, simile a un’impronta digitale.
Un vantaggio evolutivo per migliorare la presa in ambienti umidi
Capito il meccanismo che porta a questo particolare effetto, normale domandarsi per quale motivo ciò accada. La risposta potrebbe essere legata a un vantaggio evolutivo. Le rughe sui polpastrelli non sono casuali e formano un pattern strutturato che migliora la presa delle dita su superfici bagnate, come dimostrato da numerosi test. In sostanza, i solchi temporanei funzionano come le scanalature degli pneumatici, facilitando lo scolo dell’acqua e aumentando il grip.
Questo fenomeno potrebbe essersi evoluto per aiutare i nostri antenati a raccogliere cibo o spostarsi in ambienti umidi e scivolosi, come fiumi o foreste pluviali. Non a caso, il miglioramento della presa è stato osservato anche nella capacità di camminare in ambienti bagnati. Tuttavia, le rughe non sono permanenti e mantenerle a lungo potrebbe compromettere la sensibilità tattile o aumentare il rischio di lesioni, motivo per cui il corpo le attiva solo quando necessario.
Oltre al fascino biologico, queste scoperte hanno anche applicazioni pratiche. Comprendere come e dove si formano le rughe può aiutare in ambito forense, ad esempio per identificare corpi rimasti a lungo in acqua dopo catastrofi naturali.
In definitiva, le pieghe che si formano sulle nostre dita quando siamo in ammollo non sono un semplice effetto collaterale dell’acqua, ma un ingegnoso strumento evolutivo e neurologico. Appurato che non vi è alcun danno, dobbiamo accettare che le dita delle mani e dei piedi invecchino dentro l’acqua. Oggi questo piccolo mistero quotidiano è stato svelato e ha rivelato un elegante esempio di adattamento umano.