Una macchina che segue il principio della risonanza magnetica funzionale, conosciuta anche con l’acronimo fMRI, insieme a un software di elaborazione dati e a foto provenienti da internet, restituirebbe i sogni sotto forma di immagini. Delle fotografie di quello che la mente ‘vede’ durante il sonno, insomma.
L’uso dell’IA spaventa e affascina allo stesso tempo, ma è proprio grazie alle sue potenzialità che un gruppo di ricercatori stanno affinando uno strumento che è riuscito a indovinare il contenuto dei sogni di tre volontari nel 60% dei casi analizzati. Dal 2013 a oggi sono stati raggiunti risultati interessanti e promettenti.
La macchina dei sogni, l’esperimento che la rende realtà
Sembra un film di fantascienza e invece l’immaginazione si sta trasformando in realtà, letteralmente. A dimostrarlo è il professor Yukiyasu Kamitani, alla guida dei ricercatori che si sono serviti di una macchina per la risonanza magnetica per monitorare l’attività cerebrale di tre volontari durante i sogni. Hanno confrontato le immagini ottenute durante la veglia con quelle prodotte durante il sonno, basandosi sull’assunto che il cervello umano segue pattern di attivazione prevedibili quando reagisce a diversi stimoli visivi.
Nello specifico, i soggetti venivano svegliati mentre stavano sognando grazie a un elettroencefalogramma, quello che i medici chiamano EEG. In questo modo riuscivano a rilevare l’attività del cervello durante la fase 1 non-REM, quella che inizia pochi minuti dopo che ci si addormenta e durante la quale si è soggetti a sporadiche e rapide allucinazioni. Una volta coscienti, dovevano raccontare quanto avessero appena sognato. I dati, poi, venivano sottoposti a un algoritmo che riusciva a collegare quelle stesse attività ai sogni.
In questo modo, ripetendo l’esperimento 200 volte a persona, ottenevano rappresentazioni statiche e grezze, ricostruzioni di quello che la mente aveva visualizzato. Un’immagine che, seppur fuori fuoco, riusciva a esprimere quanto prodotto dall’inconscio. Poi, quelle stesse immagini venivano classificate seguendo 20 categorie generiche, restituendo una sorta di mappa onirica dell’uomo.
È così che è stato possibile isolare i modelli di attivazione relativi a una specifica classe di oggetti – per esempio, “persone” – al di là del fatto che il volontario le stesso osservando o sognando. L’algoritmo è stato in grado di individuare più il tipo di sogno, piuttosto che l’oggetto specifico del sogno.
Questa scoperta rappresenta il primo passo all’interno di un mondo affascinante e misterioso come quello onirico e ci si aspetta di poter arrivare ad analizzare scientificamente anche la fase REM. Non si tratta soltanto di ottenere delle immagini, ma di comprendere più a fondo la mente umana attraverso la neuroscienza (la stessa che ha svelato come mai la Ragazza con l’orecchino di perla sia un dipinto tanto amato).
Quali risultati sono stati ottenuti dal 2013 al 2024
Rispetto all’esperimento iniziale da cui tutto ha avuto origine, oggi la macchina dei sogni è stata affinata. Gli scienziati non riescono a ricavare solo immagini relative alla sfera onirica, ma visioni mentali e illusioni. Da un’istantanea di ciò che l’essere umano vede quando dorme sono passati a quello che immagina da sveglio.
In futuro si potrebbero decodificare non soltanto i sogni, ma anche le emozioni e le fantasie. Questo avrebbe delle ripercussioni su branche come la psicologia, l’arte e la creatività. L’obiettivo è arrivare a conoscere l’inconscio concretamente.