VIDEO
Cerca video
CURIOSITÀ 27 MARZO 2022

Perché la Russia non ha ancora bloccato WhatsApp?

A seguito del conflitto scoppiato in Ucraina, la linea difensiva della Russia si protrae non solo sul campo di battaglia ma anche sul flusso di comunicazione e informazione interno al Paese. Per questo motivo, il tribunale di Mosca ha imposto il blocco nella nazione di Facebook e Instagram ma non di WhatsApp, nonostante queste piattaforme facciano tutte capo alla stessa società: Meta.

A cosa è dovuta l’eccezione che permette ai cittadini su territorio russo di continuare ad utilizzare il servizio di messaggistica fornito da WhatsApp? Reuters ha riportato la spiegazione rilasciata dallo stesso tribunale: la decisione non si applica alle attività di WhatsApp, “per via della mancanza di funzionalità che consentano la diffusione pubblica di informazioni”. La decisione, però, sembra avere una motivazione molto più profonda e strategica.

Russia e guerra: censura sì, ma non troppo

Secondo altre analisi e chiavi di lettura, il governo russo starebbe cercando di non sconvolgere troppo la vita quotidiana dei propri cittadini, già messi a dura prova dagli effetti delle sanzioni e dalla carenza della disponibilità di alcuni prodotti. WhatsApp rappresenta uno degli ultimi servizi del mondo occidentale rimasto in funzione in Russia ed è una delle applicazioni più utilizzate: Statista ha stimato circa 84 milioni di utenti mensili su WhatsApp. Insieme a YouTube rappresenta la piattaforma più utilizzata in tutto il Paese.

Vietare l’uso di WhatsApp potrebbe scatenare un malcontento generale difficile da arginare da parte del governo, che invece si starebbe sforzando per contenere i danni collaterali. “Lo stato non vuole rischiare una protesta da parte di persone che non sono realmente spinte da motivazioni politiche, ma che usano WhatsApp per la privacy” ha spiegato a Wired Alena Epifanova, ricercatrice del German Council of Foreign Relations.

Russia e internet: le alternative

Senza contare che l’alternativa più plausibile per quanto riguardo lo scambio di messaggi sarebbe rappresentata da Telegram, la cui storia si contrappone in tutto e per tutto alla linea del governo russo: è stata fondata da Pavel Durov, ormai lontano dalla Russia sia come uomo d’affari che come ex cittadino. Già nel 2018 il governo russo aveva provato a bloccarla ma la sua diffusione è continuata, nonostante i divieti.

Quanto ad alternative, è chiaro che la Russia stia cercando di sviluppare un internet e delle applicazioni parallele totalmente nazionali, che possano sostituire in tutto e per tutto i social network statunitensi, ma far diventare una piattaforma virale e di successo per un’intera popolazione non è di certo una cosa che si costruisce dall’oggi al domani. Il processo sicuramente è in corso ma nel frattempo WhatsApp rimane in piedi.

Chiudi
Caricamento contenuti...