Perché si dice a iosa? L’origine della frase è incerta. Le prime tracce nella lingua parlata popolare risalgono al XVIII secolo. L’espressione deriva dal termine toscano “chiosa”, con cui venivano indicate le monete fasulle utilizzate dai bambini per giocare. Un corrispondente esempio moderno è individuabile nelle finte banconote del Monopoli. Già nell’antichità, le forme di divertimento dei ragazzi tendevano a replicare quelle degli adulti che, generalmente, consistevano in giochi d’azzardo, con relativi premi in denaro. A tale scopo venivano date ai bimbi le “chiose”, ovvero minuscoli dischi di piombo o legno che imitavano la forma delle monete. Si usava soprattutto il piombo per produrle, perché più facile da reperire e da fondere a basse temperature: le “chiose”, infatti, venivano realizzate semplicemente versando il metallo fuso in un apposito stampo di pietra, chiamato “petrella”. Da qui il significato dell’espressione “a chiosa”, contratto poi dalla pronuncia toscana in “a iosa”, per indicare una merce di tale abbondanza e disponibilità da poter essere acquistata anche con pagamento in “chiose”. Secondo un’altra ipotesi, invece, iosa arriverebbe dal detto ligure “solo Dio lo sa”, che indica un’abbondante quantità. Altra traccia dell’espressione si trova nel dialetto barese, dove “iosa” significa invece gridare o fare baccano.