Perché si dice far cadere le braccia? “Non farti cadere le braccia” è il titolo della canzone contenuta nell’omonimo album di esordio del cantautore napoletano Edoardo Bennato, che con questo disco cominciò a farsi notare dalla critica e dal pubblico. Il brano è un inno alla vita, a non lasciarsi sopraffare dalle cose, a non farsi cadere appunto le braccia. Ma perché per intendere momenti di sconforto si usa questa curiosa espressione? Ogni volta che si è avviliti, scoraggiati, depressi o delusi da qualcosa o da qualcuno si usa l’espressione “mi sono cadute le braccia”, un’immagine sì curiosa, ma che subito dà l’idea dello stato d’animo in cui si è. Non ci sono dati certi sull’origine di questa espressione idiomatica. Ma non è la prima volta che le braccia ricorrono in locuzioni che ben esprimono emozioni e sentimenti. Gettarsi nelle braccia di qualcuno viene utilizzata, ad esempio, per indicare chi si affida totalmente ad un altro, mettendo il proprio destino nelle sue mani. Gettare le braccia al collo, invece, esprime un abbraccio pregno di trasporto e di passione, quasi senza controllo. Decisamente più romantica è l’espressione cadere fra le braccia di Morfeo, il cui significato è dormire in modo profondo e tranquillo. Nella mitologia classica Morfeo, il dio dei sogni, era nato dalla relazione incestuosa fra la divinità Ipno e la madre Notte. Ovidio lo cita nelle Metamorfosi (insieme ai suoi due fratelli, Fobetore e Fantaso) attribuendogli la facoltà di impersonare altre persone nei sogni; Fobetore, invece, si presenta sotto le spoglie di creature mostruose e Fantaso sottoforma di oggetti.