La moto di Che Guevara, uno dei più grandi rivoluzionari del ‘900

La Poderosa II, la Norton del Che.

Foto di Alex Ricci

Alex Ricci

Divulgatore di motociclismo

Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.

Nel 1951 un giovane argentino di nome Ernesto Guevara de la Serna partì dalla città di Alta Gracia su una motocicletta insieme all’amico Alberto Granado. Con l’intento di attraversare l’America Latina, i due s’imbarcarono in un’avventura che avrebbero dovuto portare a termine in sella a quella che affettuosamente chiamavano “Poderosa II”, una Norton Model 18 500 cc del 1939. Purtroppo, una rovinosa caduta nella cittadina di Los Angeles, nei pressi di Santiago del Cile, procurò l’ennesima rottura alla moto compromettendone l’utilizzo, al punto che dovettero abbandonarla e procedere con mezzi di fortuna e passaggi ricevuti lungo il cammino.

Ma ogni cosa ha la sua fine e Los Angeles ci dava l’ultimo saluto. Il Che Piccolo e il Che Grande (Alberto e io), con espressione molto seria stringevano le ultime mani amiche, mentre il camion iniziava la sua marcia verso Santiago, portando sul suo dorso poderoso il cadavere della Poderosa II. (Ernesto Guevara)

Fu certamente il destino e per quello che sappiamo, a colui che è passato alla storia come il “Che”, forse doveva andare proprio così. Eppure la motocicletta doveva essere importante per uno dei più grandi rivoluzionari del ‘900, che ha raccontato tutto nel libro “Latinoamericana” da cui il film del 2004 intitolato proprio “I diari della motocicletta”.

Ma com’era, che moto era questa Norton del ’39? E’ stata la prima Norton a valvole in testa e nacque come modello sportivo da impiegare nelle competizioni dove raccolse numerosi successi tra cui la vittoria all’Ulster GP del 1922, il TT dell’Isola di Man del 1924 e nello stesso anno i gran premi di Belgio e Francia. In Italia riscosse popolarità grazie a piloti come Achille Varzi e Tazio Nuvolari che sempre nel 1924 si aggiudicò il titolo della classe 500 del Campionato di Prima Categoria vincendo a Mantova, Cremona, Tortona e arrivando secondo a Padova, Parma e alla Coppa della Consuma di Firenze.

Concepita nella configurazione sottocanna, come si usava all’epoca, nel 1925 venne aggiornata con la lubrificazione a pompa meccanica, la forcella a parallelogramma in sostituzione di quella a braccetti oscillanti e un nuovo carter della trasmissione primaria.

Fonte: ANSA
Gael Garcia Bernal ( Il Che) e Rodrigo de La Serna ( Granado) in una foto di scena del film ‘I diari della motocicletta’

Per la 500 inglese le competizioni terminarono nel 1927 quando venne presentata dalla Norton la CS1 monoalbero, e il destino della Model 18 venne convertito in un modello turistico che dal 1929 ebbe una trasformazione stilistica importante al telaio, con l’introduzione di un nuovo serbatoio a “sella”, mentre dal lato meccanico fu ridisegnato il carter della trasmissione e introdotto il cambio a quattro marce.

Con l’arrivo degli anni trenta divenne una moto stradale a tutti gli effetti grazie all’installazione dell’impianto d’illuminazione, con conseguente restyling e sostanziali modifiche come lo spostamento del magnete dietro al cilindro, che richiese un nuovo basamento del motore e l’introduzione di un coperchio per gli organi di distribuzione.

La rivoluzione più importante arrivò verso la fine della carriera della Model 18, quando nel 1947 fu adottata la forcella teleidraulica all’anteriore, ultimo aggiornamento su questo modello prima del suo pensionamento nel 1954. Ai tempi del viaggio di Guevara e Granado, la Poderosa II, datata 1939 era un moto già pensata per viaggiare e non a caso aveva e avrebbe ancora sperimentato rivoluzioni tecniche importanti. Rivoluzioni diverse da quelle che avrebbe attraversato nella sua vita il Che, ma pur sempre figlie del ‘secolo breve’ e dei suoi continui cambiamenti. La certezza è che anche uno dei personaggi più importanti della storia di una certa parte di mondo, è stato prima un vero motociclista.