La vittoria che cambiò per sempre Ducati e le corse di moto
La vittoria che cambiò per sempre Ducati e le corse di moto
Dal genio di un visionario, al successo che ha lanciato per sempre Ducati nel firmamento, inventando la Superbike moderna.
Alex Ricci
divulgatore di motociclismo
Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.
Pubblicato: 31 Gennaio 2023 13:51
Che le cose semplici siano quasi sempre le migliori, è cosa nota. Quello che è meno noto è quanto questa teoria sia stata alla base di un successo Ducati che ha cambiato per sempre la storia delle moto edelle corse per derivate di serie. Il boom economico degli anni ’60 favorì la produzione di moto di grossa cilindrata che iniziavano ad avere un buon mercato, date le soddisfacenti prestazioni su strada. Tuttavia, nelle competizioni ufficiali non erano iscritte moto che superavano i 500 cc., fatta eccezione per gli Stati Uniti dove gareggiavano mezzi fino 750 cc. Ispirandosi alle gare d’oltreoceano, nel 1972 si disputò la 200 Miglia di Imola, soprannominata la Daytona d’Europa, che raccoglieva quarantasei piloti, su moto fino 750 suddivise tra undici marche (Honda, Kawasaki, Ducati, Triumph, Moto Guzzi, Norton, Laverda, BSA, MV Agusta, BMW e Suzuki).
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In quel periodo la Ducati era entrata nel segmento delle maximoto con un progetto che prevedeva l’utilizzo di un motore bicilindrico a coppie coniche su un telaio a culla aperta da cui erano state ricavate due versioni, la 750 GT e la 750 Sport. A quest’ultima seguì la SS Desmo, per cui era stato preparato un kit di potenziamento per le gare e all’ufficialità della partecipazione alla 200 Imola, in poco meno di un mese vennero preparate otto moto per i quattro piloti iscritti alla corsa: Smart, Spaggiari, Dunscombe e Giuliano.
Partendo dal motore e dal telaio di serie, in fabbrica lavorarono anche di notte per ultimare le quattro coppie di esemplari da corsa concentrandosi su bielle speciali, nuovi alberi a camme e testate desmo. Vennero scelti i carburatori Dell’Orto con diffusori da 40 mm in grado di alimentare il grosso bicilindrico a V da 80 Cv a 9.000 giri. La meticolosità fece leva su ogni risorsa possibile per limare peso e alleggerire la moto, tanto che Fabio Taglioni, ingegnere che aveva seguito il progetto originale sin dal principio, scelse di eliminare l’indicatore del carburante e relativo meccanismo galleggiante, scegliendo un sistema di monitoraggio visivo molto più rudimentale, quanto efficace. Al serbatoio in vetroresina venne infatti applicata una striscia adesiva sul tratto esterno di maggior capacità che, una volta rimossa dopo la verniciatura, avrebbe lasciato una trasparenza funzionale al controllo visivo della benzina. In questo modo, si assicurava a piloti e meccanici ai box il totale monitoraggio del carburante durante la gara, risparmiando peso e un sistema di cui non si conosceva l’affidabilità.
Il lavoro certosino e la geniale guida tecnica di Taglioni diedero i frutti sperati e il 23 Aprile del 1972, Paul Smart tagliò il traguardo in 2h02’26”, precedendo di poco il compagno di scuderia Bruno Spaggiari. Un successo epocale da cui Ducati riconobbe la propria vocazione sportiva, sdoganando per sempre anche in Europa le gare di moto di produzione.
Il finale di questa prima 200 Miglia fu intriso di suspense e l’ordine d’arrivo incerto fino all’ultimo giro quando successe l’insospettabile. Esperto di Imola e grande maestro dei circuiti tortuosi, Spaggiari aveva spremuto a fondo la sua 750 SS sulle colline del Santerno finendo la benzina durante l’ultimo passaggio. I generosi carburatori che alimentavano il bicilindrico di Taglioni non erogavano più la miscela necessaria a concludere la gara in testa e il pilota reggiano dovette rallentare permettendo al compagno di scuderia di precederlo all’arrivo.
Il geniale stratagemma di eliminare il meccanismo del livello del serbatoio dava vantaggi in termini di peso, ma un errore di calcolo unito all’eccessivo consumo, tolse la vittoria a Spaggiari per un bicchiere di benzina. Il fatto divenne celebre proprio con quest’immagine e solo la doppietta Ducati salvò tutti quanti da una pessima figura che non avrebbe reso merito della grande superiorità mostrata, cambiando forse per sempre, è il caso di scriverlo, la “piega degli eventi”.
Ma figure a parte, quello cha accadde quel 23 Aprile di oltre cinquant’anni fa determinò per sempre la storia di Ducatie delle corse in moto. Da quell’esperienza, a Borgo Panigale compresero che avrebbero potuto battere la forte concorrenza giapponese, sul campo di battaglia che aveva visto le bicilindriche raffreddate ad aria sbaragliare la concorrenza senza mezzi termini e in tal senso, la strada da prendere era quella delle corse per derivate della serie. Dopo la 200 Miglia del 1972, anche in Europa si levò l’attenzione per gare con moto di produzione che, proprio come Ducati, erano tagliate fuori dai campionati limitati alla classe 500. La manifestazione venne ripetuta fino all’edizione del 1978, per riprendere poi dal 1980 al 1985. Una popolarità che indusse la Federazione Internazionale a costituire nel 1974 il Campionato del Mondo Formula 750 che nel giro di un decennio cedette il posto alla Superbike.
In conclusione, lo spartano serbatoio di una moto da corsa pensato da un genio come Taglioni, la mancata vittoria di Bruno Spaggiari quando era ormai fatta, la doppietta Ducati e la prima edizione della 200 Miglia di Imola sono tutti incastri che ci dicono quanto sia stato cruciale il 1972 per il motociclismo moderno e che in quell’occasione sia stato gettato a terra il seme di quello che oggi è il mondiale Superbike nelle varie accezioni moderne.