Andrea Carnevale ricorda il suicidio del padre dopo l'omicidio della madre, uccisa a colpi di ascia

L’ex calciatore Andrea Carnevale è tornato a parlare del suicidio del padre, avvenuto in un manicomio criminale anni dopo l’omicidio della madre

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Nel corso di una intervista, Andrea Carnevale, ex calciatore di (tra le altre squadre) Napoli e Roma, ha raccontato del suicidio di suo padre, avvenuto in un manicomio criminale otto anni dopo l’omicidio della madre. Carnevale ha ricordato anche quella vicenda, che lo ha portato oggi ad essere testimonial del Telefono Donna e molto attivo nel campo della violenza di genere.

Il racconto di Andrea Carnevale

Andrea Carnevale è oggi un uomo di 64 anni che lavora come osservatore per l’Udinese Calcio, ma negli anni ’80 è stato uno dei nomi più conosciuti del calcio italiano, protagonista del trio d’attacco che, insieme a Maradona e Careca, porto a Napoli il secondo scudetto della sua storia.

Ciò che però in molti non sanno è che Andrea Carnevale si è dovuto lasciare alle spalle un passato che avrebbe distrutto molti.

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Andrea Carnevale festeggia un gol, abbracciato da Diego Armando Maradona, nel 1987 (quattro anni dopo il suicidio del padre e dodici dopo l’omicidio della madre)

Quando aveva solo 14 anni infatti, dopo tanti tentativi di denuncia finiti nel nulla, Andrea Carnevale dovette presentarsi dai Carabinieri con le prove di quello che tanto si era temuto: il padre aveva ucciso la madre.

L’omicidio della madre

Il 25 settembre 1975 il padre di Andrea Carnevale, un ferroviere di nome Gaetano, uccise a colpi d’ascia sua moglie (madre di Andrea e di altri sei figli), Filomena Pietricola.

La donna venne uccisa nei pressi di un fiume tra Monte San Biagio e Fondi, e in una intervista rilasciata al Corriere della Sera Andrea ha ricordato quei momenti, a partire dalle tante denunce andate a vuoto fatte da lui stesso, perché “mia madre non lo fece per paura che facessero qualcosa ai suoi figli”.

Ma una mattina “lui si è svegliato, ha preso l’ascia. Ha raggiunto mamma che stava lavando i panni nel fiume vicino casa. È andato ad ammazzarla. Sono corso lì, ho raccolto il sangue di mia madre e sono andato dai carabinieri: ‘Lo vedete adesso il sangue?’”.

Il suicidio del padre

Andrea Carnevale ha affrontato e superato molte difficoltà nella sua vita da adulto, dal divorzio ai problemi di dipendenza, ma la parte più difficile è forse stata quando era ancora un adolescente e “dovevo incontrare mio padre in carcere, ci sono andato a 16 anni, due anni dopo il delitto. Volevo guardarlo negli occhi, mi aveva tolto tutto”.

“Ebbene, l’ho visto e l’ho abbracciato. Forte – ha raccontato Carnevale – In qualche modo l’ho perdonato, con la consapevolezza di avere di fronte un uomo molto malato. Per tanti anni ho vissuto il dolore ma anche il timore di essere come lui. No, non sono lui. Questo ho capito quando l’ho visto. Ed è stato il primo passo verso la liberazione”.

Al padre, rinchiuso dopo il delitto di un manicomio criminale, venne diagnosticata una forma di schizofrenia. Purtroppo, come ricorda Carnevale, “non è stato mai curato, qualche anno dopo si è tolto la vita lanciandosi da una finestra davanti ai miei occhi”.

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