Carabiniere ucciso a Francavilla Fontana, indagati i poliziotti che hanno sparato al killer di Legrottaglie
Indagati i due poliziotti che spararono a Michele Mastropietro, killer del carabiniere Carlo Legrottaglie. Per il Sindacato Autonomo di Polizia la legge va cambiata
Sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo i due poliziotti che hanno partecipato al conflitto a fuoco con i sospettati dell’uccisione del brigadiere capo dei carabinieri Carlo Legrottaglie. Il militare morì nelle campagne di Francavilla Fontana (Brindisi), mentre i due malviventi vennero affrontati nel territorio di Grottaglie (Taranto).
- La Procura parla di un atto dovuto
- La morte di Mastropietro e l'arresto di Giannattasio
- Il sindacato chiede di cambiare la legge
La Procura parla di un atto dovuto
I poliziotti sono stati indagati per avere colpito a morte Michele Mastropietro, 59 anni, uno dei due ricercati. L’altro uomo in fuga, Camillo Giannattasio, 57 anni, è stato arrestato.
Secondo fonti della Procura riportate da TGcom24, l’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe un atto dovuto, necessario in vista dell’autopsia sul corpo di Mastropietro e finalizzato inoltre a consentire ai due agenti di partecipare a eventuali accertamenti tecnici irripetibili.
ANSA
14 giugno 2025 – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i famigliari del brigadiere Carlo Legrottaglie durante i funerali a Ostuni
L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo per eccesso nell’uso legittimo delle armi.
La morte di Mastropietro e l’arresto di Giannattasio
Stando alla ricostruzione fornita dagli inquirenti, dopo l’uccisione del brigadiere Carlo Legrottaglie, i due sospettati si erano dati alla fuga nelle campagne. Durante le ricerche, i poliziotti si sono imbattuti in Mastropietro, già ferito, che avrebbe opposto resistenza armata, ignorando gli inviti a deporre l’arma.
Avrebbe tentato di ricaricare la pistola, la stessa usata per uccidere Legrottaglie, quando uno degli agenti ha aperto il fuoco, uccidendolo. Giannattasio, invece, si è fermato all’alt e si è consegnato senza opporre resistenza.
Tra le parti offese individuate dalla Procura ci sono la moglie, tre fratelli e i tre figli minorenni di Mastropietro.
Il sindacato chiede di cambiare la legge
Dura la reazione del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia), che difende con forza l’operato degli agenti. Il segretario generale Stefano Paoloni ha commentato l’iscrizione nel registro degli indagati definendola “puntuale come un orologio svizzero” e ha invocato una modifica normativa.
“I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare pericolosi assassini armati che non avevano esitato a uccidere il carabiniere Legrottaglie. Hanno rischiato la loro vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo“, ha dichiarato Paoloni.
Paoloni ha inoltre evidenziato come, pur essendo l’avviso di garanzia uno strumento a tutela degli agenti, questo comporti spese legali, sospensione della carriera e incertezza sul futuro professionale.
“Almeno con l’approvazione del Decreto Sicurezza l’anticipo delle spese legali per fatti di servizio è passato da 5.000 euro complessivi a 10.000 euro per la fase del procedimento penale”, sostiene il sindacalista.
“È ora di cambiare la norma – ha aggiunto Paoloni – e quando sussistono cause di giustificazione del reato quali l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa e l’adempimento del dovere non si proceda più con l’avviso di garanzia automatico ma siano prima effettuati accertamenti di garanzia nei quali sia la nostra amministrazione a dover rappresentare gli operatori nelle prime fasi di verifica”.
