Delitto di Garlasco, la drammatica previsione del ministro Carlo Nordio: "Finirà male"
Nordio su Garlasco: "L'imputato condannato si è fatto già 10 anni e ora emerge che forse lui non è il colpevole. Dopo 18 anni un esame del Dna la vedo dura da dimostrare"
Un caso riaperto dopo 18 anni, indagini che non sono ancora finite, una verità che sembrava scritta e che invece è stata di nuovo messa in discussione, elementi che continuano a emergere così come, probabilmente, gli errori. Sul delitto di Garlasco si è espresso anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Questa vicenda comunque finisca, finirà male”, ha detto.
Le parole del ministro sulla vicenda
Carlo Nordio è intervenuto al Caffè de La Versiliana, a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca.
Il Guardasigilli, intervistato da Stefano Zurlo, ha parlato di detenzione alternativa, del caso Almasri, dell’organico dei magistrati, della riforma sulla separazione delle carriere, della situazione delle carceri e, appunto, dell’omicidio di Chiara Poggi.
ANSA
La villetta di Garlasco dove Chiara Poggi è stata uccisa il 13 agosto 2007
“La vicenda di Garlasco comunque finisca finirà male, perché l’imputato condannato che si è fatto già 10 anni ora emerge che forse lui non è il colpevole“, ha detto Nordio.
Il Dna dopo 18 anni: “La vedo dura”
“E’ emersa la seconda ipotesi, oggi è emerso che potrebbe esserci un terzo“, ha aggiunto il ministro della Giustizia.
Secondo Nordio poi, “dopo 18 anni un esame del Dna la vedo dura da dimostrare. E’ un’indagine lunga, costosissima e dolorosa, la lentezza dei processi a volte dipende anche dal fatto che non ci si vuole arrendere all’evidenza”, ha spiegato.
Nel caso di Garlasco “è stato assolto in primo e secondo grado e poi condannato“, ha detto in riferimento alla posizione di Alberto Stasi.
Le indagini e “ignoto 3”
Intanto le indagini della Procura di Pavia vanno avanti con la ricerca della persona a cui appartiene il profilo genetico maschile individuato sulla garza non sterile che 18 anni fa venne usata per prelevare materiale biologico dalla cavità orale di Chiara Poggi.
Ricerca che riguarderà non solo gli operatori che hanno avuto a che fare con il corpo senza vita della giovane, ma anche la cerchia delle sue conoscenze e di quelle del fratello Marco e del suo amico Andrea Sempio.
Il compito di trovare il titolare del cromosoma Y isolato nel corso dell’incidente probatorio su due campioni, uno dei quali misto con con le tracce dell’infermiere che lavorò in sala autoptica e da lui lasciate pure su un terzo campione, tocca ai pm e ai carabinieri.
Per prima cosa va appurato se il Dna di “ignoto 3” sia o meno frutto di una contaminazione”, come alcuni dei consulenti di parte danno per quasi certo. Se così non fosse si andrà a cercare pure tra tutti coloro con cui Chiara aveva avuto a che fare, visto che la mattina del 13 agosto 2007 ha aperto la porta di casa senza esitare a una persona con cui avrebbe avuto confidenza.
