Flavio Briatore svela il piano sui dazi dell'amico Donald Trump: "Non torna indietro, fa sul serio"
Briatore parla di Trump, che conosce personalmente, e avvisa che, sui dazi, il presidente degli Stati Uniti difficilmente cambierà idea
Flavio Briatore ha parlato dell’atteggiamento di Donald Trump riguardo ai dazi, raccontando della propria esperienza personale con il presidente degli Stati Uniti in un’intervista e sottolineando che, difficilmente, il Tycoon cambia idea.
Trump e i dazi secondo Briatore
L’imprenditore Flavio Briatore ha rilasciato un’intervista al quotidiano Il Giornale, in cui ha parlato di Donald Trump e delle sue recenti decisioni sui dazi.
“Trump è un treno. Quando si muove non lo fermi. E se gli vai contro ti travolge. La decisione di rinviare tutto di 90 giorni dimostra che fa sul serio. Usa il metodo dello stop and go” ha dichiarato Briatore.
ANSA
Già nei mesi scorsi, Trump ha prima annunciato e poi ritirato diverse tariffe doganali, in particolare quelle contro Canada e Messico, che sono state ristrette solo pochi giorni dopo l’entrata in vigore.
Le vere intenzioni di Trump
Briatore ha parlato anche di quello che, secondo lui, sarebbe il piano di Trump. Sostiene la teoria dell’attuale amministrazione americana secondo cui Europa e Cina hanno “banchettato” con il mercato americano, esportando beni nel Paese.
“Lui vuole far tornare in America i soldi che prima uscivano” afferma Briatore. Come fatto notare da numerosi economisti, l’acquisto di beni non corrisponde alla fuga di capitali, che è invece quello che accade dall’Europa agli Stati Uniti.
Ogni anno, infatti, circa 300 miliardi di euro vengono sottratti ai mercati finanziari europei e investiti nelle aziende americane, che garantiscono un ritorno maggiore dell’investimento.
Le esportazioni americane
Briatore ha poi parlato di uno dei punti deboli del piano di Trump, il fatto che, per ormai quasi mezzo secolo, gli Stati Uniti hanno basato la loro economia non sulle esportazioni ma su un forte mercato interno e sui servizi.
Di conseguenza, come dice l’imprenditore nell’intervista “non hanno molto da esportare. Le macchine americane non sono bellissime. Poi un po’ di tecnologia. Basta. Non hanno certo moda o cibo”.
Questo comporta che buona parte delle industrie manifatturiere, come quella siderurgica, siano relativamente poco sviluppate e non possano coprire la domanda interna. In questo contesto i dazi rischiano di causare solamente un aumento dei prezzi per i consumatori.
Secondo una recente analisi della banca di investimenti Goldman Sachs, citata dall’agenzia di stampa Reuters, le sole tariffe doganali sulle auto causeranno un aumento di prezzo netto tra i 2mila e i 4mila dollari per singola vettura negli Usa.
