Per il giudice Stefano Vitelli che assolse Alberto Stasi in primo grado "il movente non si era provato"

Il giudice che assolse Alberto Stasi nel primo grado di giudizio, Stefano Vitelli, ha commentato gli ultimi sviluppi sul delitto di Garlasco

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Le nuove indagini sul delitto di Garlasco hanno riacceso inevitabilmente i riflettori anche sulla posizione di Alberto Stasi. L’ex fidanzato di Chiara Poggi, che sta scontando una pena di 16 anni per l’omicidio, nei primi due gradi di giudizio fu assolto, prima della riapertura del processo decisa dalla Cassazione e la condanna definitiva. Sul caso è tornato a parlare il giudice che assolse Stasi in primo grado, Stefano Vitelli.

Le due assoluzioni di Stasi

Il 17 dicembre 2009 il tribunale di Vigevano emise una sentenza di assoluzione con rito abbreviato per l’unico imputato, per non aver commesso il fatto. Assoluzione ribadita il 6 dicembre del 2011 anche in Appello, ma annullata dalla Cassazione il 18 aprile 2013. Nel secondo grado bis, Alberto Stasi fu condannato a 16 anni dalla corte d’Assise d’Appello di Milano, verdetto poi confermato dalla Suprema Corte nel 2015.

"A mio avviso è una vicenda molto emblematica" ha dichiarato il magistrato Stefano Vitelli ai microfoni della trasmissione Zona Bianca su Rete 4, ripercorrendo le tappe principali del caso.

I dubbi di Stefano Vitelli

Secondo il magistrato "nonostante le molte verifiche e approfondimenti che hanno caratterizzato il giudizio di primo grado" di cui è stato giudice "i dubbi non sono stati eliminati ma anzi su alcuni aspetti essenziali abbiamo constatato che vi erano profili ancora più ambigui e incerti", ha dichiarato, citando le prove centrali del processo: dall’alibi informatico dell’imputato, poi smontato, alle scarpe senza tracce ematiche, nonostante fosse stato lui a trovare il corpo della fidanzata, camminando sul sangue presente sulla scena del delitto.

Per Vitelli la "prova del movente sarebbe stato un bel collante, ma non si è riusciti" a dimostrarla.

Il principio del ragionevole dubbio

Per Vitelli "i dubbi che in primo grado che abbiamo avuto, gli esiti contrastanti del prosieguo del processo fino alla sentenza definitiva e ora queste indagini dopo molti anni che coinvolge un terzo soggetto, ci porta un po’ tutti, magistrati, giornalisti, opinione pubblica, a riflettere sul valore di questo fondamentale principio dell’ordinamento liberale democratico, che è il principio del ragionevole dubbio".

"Non è un principio che si risolve in un tecnicismo per addetti ai lavori, è un valore culturale che interessa tutti" ha affermato il magistrato.

stefano-vitelli-alberto-stasi ANSA