Quando si pensa ai corpi celesti che arrivano dallo Spazio profondo e attraversano il Sistema Solare lo stupore è il sentimento predominante. Tuttavia ci sono delle situazioni in cui il pericolo per il nostro pianeta è una possibilità e la riflessione degli scienziati si sposta su un altr o livello. Avi Loeb, astrofisico di Harvard noto per le sue posizioni anticonformistiche, infatti, ha iniziato a chiedersi se la cometa 3I Atlas stia nascondendo qualcosa di inatteso e sorprendente.
Per questa ragione, L’IAWN – ovvero la Rete Internazionale per l’Avvertimento degli Asteroidi – ha deciso di attivare una campagna speciale per monitorare l’oggetto interstellare, conosciuto anche con il nome di C/2025 N1. Si tratta del primo corpo spaziale monitorato dall’organizzazione di esperti.
Cometa 3I Atlas: un ospite venuto da lontano
La campagna di osservazione inizierà il 27 novembre 2025 e durerà due mesi. Coloro che avranno il compito di studiare la cometa 3I Atlas verranno addestrati per misurarne con precisione la posizione e il moto, in modo tale da potere estrapolare metodologie utili anche per questi oggetti più insoliti. A incuriosire gli esperti sono ben otto caratteristiche:
- la traiettoria è allineata entro 5 gradi al piano dell’eclittica;
- l’anti-coda si comporta in maniera anomala;
- la massa stimata è circa un milione di volte maggiore di quella del primo oggetto interstellare conosciuto, eppure si muove più veloce;
- il tempo di arrivo e l’avvicinamento sembrano tarati perché passi vicino a Marte, Venere e Giove, rimanendo invisibile dalla Terra al perielio;
- la composizione del gas è anomala: c’è molto più nichel rispetto al ferro e il rapporto nichel-cianuro è molto elevato;
- solo il 4% della massa è composta da acqua;
- c’è una polarizzazione negativa estrema, mai osservata prima nelle comete;
- il corpo proviene da una direzione vicina al famoso segnale radio “Wow!” che risale al 1977.
La traiettoria prevede un passaggio prevalentemente interno all’orbita marziana, mantenendo una distanza minima dalla Terra di 1,6 unità astronomiche, circa 240 milioni di chilometri. Tuttavia questo rimane un caso prioritario. Infatti, le accelerazioni registrate non corrispondono ai modelli gravitazionali standard e possono comportare fenomeni fisici ancora da teorizzare o ipotesi pericolose.
Il piano dell’IAWN per studiare la cometa
L’IAWN vuole sfruttare osservazioni terrestri e spaziali per caratterizzare al meglio la cometa 3I Atlas. Non si possiede ancora una sonda che possa intercettarla da vicino e il tempo è breve. Se si fosse potuta usare la sonda Juno della Nasa vicino a Giove, con una quantità di carburante sufficiente, forse si sarebbe intercettata più da vicino. Adesso si sta pensando a un lancio propulsivo al perielio per sfruttare l’effetto Oberth, ossia l’efficienza massima di un motore spaziale vicino al Sole.
Ma come mai la cometa 3I Atlas, proveniente da un altro sistema solare, è arrivata sino al nostro? E se questo oggetto fosse più di un semplice pezzo di ghiaccio e roccia? Non ci sono prove inconfutabili che sia un pericolo per il nostro pianeta, ma non si può nemmeno escludere che ci possano essere delle brutte sorprese. Ecco perché fenomeni come questo vanno presi sul serio.
Uno sguardo verso l’ignoto
La campagna dell’IAWN su 3I Atlas è un esempio perfetto di come la scienza non si fermi davanti all’ignoto, ma lo abbracci con strumenti, disciplina e un pizzico di audacia. In un’epoca in cui già ci preoccupiamo della difesa planetaria dagli asteroidi convenzionali, eccoci proiettati oltre: verso oggetti che potrebbero non appartenere nemmeno al nostro vicinato cosmico.
Mentre il 19 dicembre 2025 è segnato come il giorno dell’avvicinamento massimo alla Terra, noi aspettiamo con il naso all’insù e con i telescopi puntati, sperando che questo “incontro interstellare” ci racconti qualcosa di nuovo — sul cosmo, sulla tecnologia e forse anche su noi stessi.





















