Triora è un bellissimo borgo medievale, situato nella Riviera Ligure di Ponente, in provincia di Imperia, arroccato a circa 800 metri d’altezza, nella splendida Valle Argentina. Il territorio è circondato da splendidi boschi e paesaggi unici che rendono l’atmosfera magica e misteriosa. La località è nota anche come Paese delle Streghe per una tragica storia accaduta negli anni 1587-89 legata a uno dei più famosi processi per stregoneria. Alcune credenze popolari resistono ancora, così come luoghi in cui aleggerebbero tuttora gli spiriti delle streghe.
Chi erano le streghe di Triora
Secondo i verbali e gli atti di oltre quattrocento anni fa, le streghe di Triora sono state delle donne accusate delle colpe più orrende come l’infanticidio, l’accoppiamento carnale con il diavolo, l’inaridimento delle mammelle delle mucche e l’inacidimento del latte materno.
Secondo i racconti, una di queste streghe avrebbe provocato una tempesta talmente dannosa da compromettere definitivamente il raccolto delle vigne per almeno tre anni, un’altra ancora aveva confezionato un veleno, composto da cervello di gatto e di sangue umano, con cui aveva ucciso un cappellaio genovese.
La tradizione vuole che per vendicarsi di qualche sgarbo, queste bàgiue (streghe in dialetto) si trasformassero in gatti per intrufolandosi nelle abitazioni e fare danni oppure che assumessero le sembianze di un caprone, magari per volare all’isola della Gallinara.
La principale colpa delle trenta streghe di Triora, di un fanciullo e di uno stregone è stata però quella di aver causato una presunta carestia. La vicenda vide lo stanziamento di ben cinquecento scudi da parte del Parlamento per acciuffare le donne ritenute responsabili che poi furono condannate al rogo.
I fuochi non vennero però mai accesi per un contrasto fra le autorità civili e quelle religiose. Restano le testimonianze delle atroci torture subite dalle condannate, rimaste in carcere almeno fino al termine del processo e di cui non si sa che fine abbiano fatto.
Perché le streghe di Triora esistono ancora
La storia delle streghe di Triora resiste ancora a più di quattrocento anni di distanza, c’è chi passando per le vie dell’antico borgo medievale, prova ancora improvvisi brividi e chi afferma di percepire urla raccapriccianti dalle inferriate delle abitazioni di Via San Dalmazzo, adibite a carcere delle bàgiue.
Una delle presunte streghe si chiamava Franchetta Borelli, sottoposta per due giorni alla tortura del cavalletto. Sul sito del comune di Triora si legge che presso la Cabotina, casolare dall’aspetto tetro da sempre creduto dimora delle streghe, durante certe notti nebbiose sembrano risuonare grida gutturali, mentre luci illuminano improvvisamente la zona, dandole un aspetto sinistro.
Qualcuno, nei pressi della fontana di Campumavue o vicino alle limpide cascate del Lagudegnu, si fa ancora il segno della croce e qualcun altro esita prima di prendere un sentiero che conduce a un casolare un tempo abitato da una strega.
Ma a Triora le bàgiue sopravvivono anche nei gesti e nelle abitudini quotidiane, come quella di usare l’erba della Madonna, anche detta erba strigona, per curare diversi mali, dall’insonnia al mal di pancia oppure di sfregare l’aglio o porre un rametto di assenzio sull’addome di un bimbo agitato per scacciare i vermi e gli spiriti maligni. In memoria del processo alle streghe, che si è appunto tenuto nella località dal 1587 al 1589, è stata infine istituita una festa dedicata alla stregoneria chiamata Strigora che si svolge nell’antico borgo di Triora ogni anno la prima domenica dopo ferragosto.




















