Troppi soldi sul conto corrente? Che si tratti di poche centinaia di euro o di migliaia, sappiate che non sono mai al sicuro. Scopriamo insieme quali sono i pericoli principali.
I rischi per chi ha una discreta liquidità
- Il costo di gestione del conto corrente aumenta al superamento dei 5.000 euro di giacenza.
- Molti istituti bancari hanno aggiunto una tassa per i cc che superano i 100.000 euro.
- C’è la possibilità di pignoramento in caso di pagamenti mancanti.
- Per i conti sopra determinate cifre, dinnanzi ad un fallimento bancario c’è il rischio di perdere parte del patrimonio.
- Prelievo di una percentuale in caso di tassa patrimoniale.
- Svalutazione a causa dell’inflazione.
Costo del cc e tassazione statale
Al superamento dei 5.000 euro di giacenza occorre pagare una tassa statale. Ma non è tutto: alcune banche di grandi dimensioni prevedono costi aggiuntivi per chi ha più di 100.000 euro fermi sul conto corrente.
L’intenzione è anche quella di stimolare i grandi risparmiatori a investire i propri risparmi. Il costo del conto in tale caso si aggira fra i 500 e i 1000 euro di media, che possono aumentare a seconda in base alla liquidità che si ha a propria disposizione.
Ma i costi non sono finiti: occorre poi conteggiare alcune spese accessorie (come ad esempio per le carte di credito), da sommare a quelle fisse.
Inflazione, quali sono gli effetti
Il pericolo più grande per chi ha troppo denaro sul conto corrente è rappresentato dall’inflazione. Chi conserva i soldi in banca deve tenere conto che i tassi di interesse dei conti italiani non sono convenienti, specialmente se a confronto con le realtà straniere.
È un dato di fatto: l’inflazione erode il potere d’acquisto, una diretta conseguenza dell’innalzamento dei prezzi.
La tassa patrimoniale
La patrimoniale è un’imposta applicata sia sui beni mobili che su quelli immobili posseduti dai cittadini, indipendentemente dal fatto che siano in Italia o all’estero. Se il governo italiano decidesse di attuare una patrimoniale monetaria (come successo nel 1992) andrebbe a prelevare forzatamente una percentuale di quanto presente nei nostri conti correnti.
Fallimento bancario
Altro rischio è quello di fallimento del proprio istituto di credito, ipotesi in Italia comunque improbabile. In ogni caso, se dovesse succedere, a farne le spese nel senso più letterale del termine sarebbero prima gli azionisti, poi investitori e infine i correntisti.
La alternative
Per ovviare a tutto ciò il consiglio è quello di investire. Investimenti possibili sono:
- immobili, da rivendere o affittare per ottenere un rendimento passivo;
- beni rifugio, quali ad esempio l’oro;
- titoli azionari, dagli alti ricavi anche se soggetti alla variabilità del mercato;
- obbligazioni, con rendimenti sì più bassi delle azioni ma decisamente più sicure;
- aprire un conto deposito per accantonare i soldi a titolo di risparmio. Ciò consente di accedere a tassi di interesse più elevati e a pochissimi costi di gestione. Unico neo: non si potrà accedere a tali soldi (o a parte di essi) sino ad una data stabilita.