In ogni presepio, sopra la capanna che ospita Gesù Bambino, trova sempre posto la stella cometa, uno dei simboli indiscussi del Natale. Eppure, vari dubbi attanagliano gli astronomi: la stella dei Magi è realmente esistita? E, se sì, che stella era?
Per stella di Betlemme, impropriamente detta stella cometa, si intende il fenomeno astronomico che, stando al racconto del Vangelo di Matteo, guidò i tre Magi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre verso la capanna della Sacra Famiglia. Come si narra nel Nuovo Testamento, Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo di re Erode. I Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme per far visita al bambinello chiedendo: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo”.
Questo episodio ha in sé varie contraddizioni che mettono in dubbio la sua veridicità dal punto di vista astronomico: le dimensioni della stella di Betlemme sono quelle di una stella fissa, quindi l’astro non avrebbe mai potuto muoversi verso Betlemme; inoltre, le comete solitamente sono più piccole. Forse Gaspare, Melchiorre e Baldassarre assistettero all’esplosione di una supernova, una stella morente, oppure ad una congiunzione astrale. Si sa infatti che attorno al 7 a.C. si verificò proprio un evento astronomico di questa entità, a seguito dell’allineamento nella costellazione dei Pesci di Marte, Saturno e Giove. Ma al di là di cosa sia realmente accaduto sopra Betlemme, ciò che è importante è che i Magi furono condotti da una grande luce celeste alla mangiatoia in cui venuto nato il Messia.
La stella cometa di Gesù racchiude molto più di un semplice fatto astronomico e rappresenta la speranza e una straordinaria possibilità di amore e di salvezza. Una curiosità: Giotto, nel 1299, fu il primo pittore a disegnare la stella di Betlemme con la coda. Nell’Adorazione dei Magi della Cappella degli Scrovegni, a Padova, il pittore rappresentò la stella con una sfavillante luce, discostandosi dall’iconografia tradizionale dell’astro stilizzato. Aldilà dell’iconico cerchio, Giotto fu incredibilmente rivoluzionario, abbandonando il simbolismo astrologico vigente fino ad allora e rendendo la sua personale interpretazione dell’Adorazione un vero e proprio modello per tutti gli artisti venuti in seguito.