Sono tante le persone che fanno la pipì in mare senza alcuna preoccupazione. Eppure questa pratica è vietata in diverse città e i motivi sono diversi e hanno a che fare con la salute e con l’ecosistema. Chi non rispetta le regole incorre in multe salate. A introdurre il divieto è stata la Spagna, ma non è da escludere che altri Paesi, compresa l’Italia, seguano l’esempio della nazione iberica.
Il divieto di fare pipì in acqua
Diverse località spagnole stanno introducendo il divieto di fare pipì in mare a causa del turismo di massa e degli effetti collaterali che le evacuazioni fisiologiche umane possono avere sull’ecosistema del pianeta.
La prima città a introdurre questa misura è stata Vigo, nel nord della Spagna, che due anni fa ha imposto multe di 750 euro a chi non rispettava questa regola. A seguire sono arrivati i divieti anche nella Costa del Sol con Marbella e Malaga, Marbella che hanno più che raddoppiato la loro multa da 300 euro.
A fine luglio 2025 il consiglio comunale ha approvato un’ordinanza che vieta la minzione subacquea in 25 spiagge malagueñe.
Perché si sta introducendo il divieto di fare pipì in mare
Dal 2022 Vigo prevede la multa per chi urina in spiaggia, definendola “una violazione delle norme igienico-sanitarie”.
Infatti, nonostante la pipì sia composta per circa il 95% da acqua, l’urina è tossica per la fauna oceanica e può contribuire alla distruzione della biodiversità. È particolarmente dannosa per le barriere coralline, già devastate dal cambiamento climatico e indispensabili per l’equilibrio dell’ecosistema marino e anche per la sopravvivenza della Terra.
Il 5% dell’urina, inoltre, contiene di tutto, dall’urea (ad alto contenuto di azoto) ai batteri e ai residui di medicinali, motivo per il quale la pipì in mare è stata vietata anche in Portogallo e in Thailandia.
Se l’urina viene rilasciata da una persona che fa uso di droghe, anche queste sostanze vengono rilasciate in mare con la conseguenza che saranno assorbite dagli animali marini, come dimostrato dagli squali trovati positivi alla cocaina.
Seppure la percentuale possa sembrare bassa, se la si moltiplica per l’elevato numero di bagnanti causato dal turismo di massa in alcune località, si può immaginare come, se tutti evacuassero in mare, l’acqua diventerebbe facilmente una latrina pubblica.
Secondo altre opinioni, invece, l’urina non creerebbe problemi all’ecosistema. Addirittura, l’azoto contenuto nell’urea potrebbe produrre ammonio combinandosi con l’acqua del mare e diventare così una sostanza in grado di nutrire piante e alghe.
I dubbi sui controlli e gli altri divieti in spiaggia
Non fare pipì in mare dovrebbe essere una misura di buon senso che chiunque dovrebbe applicare sia come forma di rispetto per le altre persone che sono in acqua, sia per rispettare le norme igieniche e salutari nonché per tutelare l’ecosistema. Purtroppo, non è ancora diventato chiaro per tutti ed è stato necessario introdurre un divieto scritto.
Il problema è come verificare che il divieto delle evacuazioni fisiologiche in mare sia rispettato dai bagnanti. Non è infatti del tutto chiaro come i bagnini possano identificare le persone che fanno pipì furtivamente in acqua, resta l’appello al senso civico di turisti e cittadini.
In alcune città spagnole, inoltre, sono stati introdotti diversi altri divieti per tutelare l’ambiente ed evitare di infastidire gli altri spiaggianti. Per esempio, non si può più giocare con i palloni in acqua, né riservare un’area con l’ombrellone. Ci sono anche nuove regole per tenere i cani fuori dall’acqua e limitarli solo alle spiagge designate. Si può invece continuare a fumare, ma sono previste multe per chi sporca con mozziconi di sigaretta o resti di cibo.
A Benidorm, invece, piccolo paesino in provincia di Alicante noto anche come “la New York del Mediterraneo”, si può essere multati per 660 euro se si usa sapone o shampoo nelle docce sulla spiaggia. La destinazione turistica prevede anche multe da 2000 euro per i fumatori e da 1.200 euro per chi si avventura sulla sabbia tra mezzanotte e le 7 del mattino.