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CURIOSITÀ 13 MAGGIO 2025

Campi Flegrei, i terremoti sarebbero causati dall’acqua

I Campi Flegrei sono oggetto di monitoraggio e studio costante, anche da parte di esperti degli Stati Uniti. In particolare, una nuova ricerca condotta dall’Università di Stanford, in California, spiega come si innescano i sismi e da cosa dipendono le deformazioni del suolo. A quanto pare non sarebbe colpa del magma, ma della pressione di acqua e vapore nei sedimenti all’interno del serbatoio geotermico, che si trova a circa 2 chilometri di profondità e sopra la camera magmatica.

A rappresentare un rischio sarebbero quindi le piogge che, cadendo su Pozzuoli, si infiltrano nei sedimenti porosi e vengono riscaldate dai gas rilasciati dal magma. A spiegarlo sono stati i test di laboratorio accurati che hanno studiato la rapidità di propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo della caldera.

Un nuovo studio rivoluziona le teorie sui Campi Flegrei

I terremoti che negli anni hanno scosso i Campi Flegrei sono sempre stati monitorati con attenzione, la prossimità con i centri abitati rendono questo approccio doveroso, indispensabile. La nuova ricerca, però, ha portato alla luce una correlazione fra la velocità delle onde sismiche della crisi bradisismica degli anni 1982-1984 e quella delle scosse odierne. E, in tutte e due le occasioni, sono stati rilevati rumori riconducibili a esplosioni provocate dalla rapida trasformazione dell’acqua liquida in vapore.

Riproducendo 24 anni di piogge in laboratorio, simulando il comportamento del serbatoio geotermico, è stato possibile dimostrare come la presenza di uno strato roccioso impermeabile al di sopra del serbatoio faccia in modo che la pressione aumenti considerevolmente quando la quantità di fluidi ad alta temperatura è elevata. Ecco, quindi, che il tasso di deformazione e la sismicità aumentano.

L’acqua nel sottosuolo è la vera causa dei terremoti?

Il brontolio ricorrente nel cuore segreto dei Campi Flegrei, secondo gli studiosi, potrebbe non essere provocato dal riempimento del magma o dall’emissione di gas dal sistema. “Dopo la visualizzazione dell’evoluzione temporale dei terremoti, si può osservare uno schema molto chiaro: i terremoti si intensificano nel tempo”, ha spiegato Tianyang Guo, coautore e ricercatore post-dottorato in scienze della Terra e planetarie. Durante entrambi gli episodi, i terremoti sono iniziati a una profondità di circa 1,6 chilometri.

Se fosse il magma a provocare i terremoti il tutto si verificherebbe a circa 8 chilometri di profondità, spostandosi progressivamente verso la superficie. Inoltre la risalita del magma, senza un’eruzione, non può spiegare la subsidenza successiva all’agitazione, che invece sarebbe spiegata dallo scarico di acqua e vapore successivo alla frattura dovuta all’attività sismica, che rilascia naturalmente la pressione all’interno del bacino.

Tiziana Vanorio, ricercatrice alla guida del team di scienziati, spiega come ridurre la pressione nel serbatoio geotermico regolando la quantità di acqua e vapore presente al suo interno. Basterebbe intercettare l’acqua a monte per prevenire la concentrazione a valle. Inoltre si potrebbe fare manutenzione agli alvei, spesso ostruiti, dei corsi d’acqua che incanalano acqua piovana verso il mare e abbassare il livello della falda idrica di Pozzuoli. Infine, si potrebbe considerare la riapertura dei pozzi geotermici realizzati negli anni Settanta, ma è un’operazione molto delicata che potrebbe provocare dei terremoti.

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