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CURIOSITÀ 27 GIUGNO 2024

I pesci picchiano i figli per avere collaborazione: la scoperta

Nel mondo umano si dibatte ampiamente sulla dannosità delle sculacciate ai figli, con la maggior parte delle persone che ritiene totalmente inefficaci (se non controproducenti) le punizioni corporali. Nel mondo animale c’è una specie che invece sembra pensarla all’opposto. Si tratta del Neolamprologus savoryi, un pesce ciclide che si riproduce in modo cooperativo e che, da quanto emerge da una ricerca giapponese, colpisce i figli per farsi dare una mano.

Lo strano comportamento dei ciclidi che picchiano i figli

Il mondo degli animali marini è un universo variegato e ancora non completamente conosciuto. Recentemente è stato scoperto un pesce rumoroso e si è parlato di un altro pesce innocuo all’apparenza ma pericolosissimo. Lo studio dell’Università metropolitana di Osaka, pubblicato sul sito online Animal Behavio, ha ora osservato un altro aspetto estremamente curioso di una specie specifica. I Neolamprologus savoryi usano le punizioni fisiche per sollecitare la prole a collaborare.

Questo comportamento indicherebbe abilità sociali e cognitive avanzate precedentemente ritenute esclusive dei vertebrati superiori. Questa specie di Cicladi vive in gruppi composti da membri dominanti e subordinati. Questi ultimi aiutano i primi a difendere il territorio e a proteggere le uova.

I ricercatori hanno osservato che i membri dominanti attaccano fisicamente quelli inattivi, compresi i propri figli, per promuovere la partecipazione e la cooperazione. La soluzione dei Neolamprologus savoryi sembra funzionare all’interno del gruppo. Gli scienziati hanno osservato infatti che dopo essere stati colpiti, gli aiutanti inattivi diventavano più collaborativi. I risultati dello studio evidenziano che la punizione non è un’esclusiva delle società umane, ma è presente anche nel modo in cui altri animali impongono la cooperazione e mantengono le relazioni sociali.

Questa ricerca colma una lacuna nella comprensione dell’evoluzione del comportamento cooperativo e dei meccanismi utilizzati dagli animali per sostenerlo. “I nostri risultati rivelano che i pesci, come gli esseri umani, utilizzano capacità cognitive avanzate per sostenere le loro società. Ciò ci costringe a riconsiderare il concetto d’intelligenza non solo nei pesci ma in tutto il regno animale”, ha affermato Satoshi Awata, uno dei autori dello studio.

Le punizioni sono davvero efficaci nel mondo umano?

Tra genitori e bambini umani invece la punizione è davvero efficace? In realtà, secondo la teoria del condizionamento operante di Skinner, quando un comportamento viene rinforzato aumentano le probabilità che si ripeta. Quindi se un bambino riceve una reazione positiva a un suo comportamento, è più probabile che in futuro questi ripeterà quell’azione. Con la punizione avviene l’esatto opposto.

Quando un comportamento viene punito, facilmente non verrà ripetuto. Ma il comportamento si mantiene solo se viene mantenuto il castigo. In definitiva la punizione, seppur apparentemente efficace, non fa altro che impedire un comportamento ritenuto indesiderato, che con tutta probabilità farà nuovamente la sua comparsa una volta venuto meno il castigo. Allo stesso tempo, se non si propone un comportamento alternativo, non è detto che il bambino sia in grado, in autonomia, di capire come comportarsi.

Nel caso della punizione violenta, se al bambino è insegnato di intervenire con uno schiaffo, questi imparerà a rispondere nello stesso modo e ad accettarne le conseguenze emotive. Non è da sottovalutare, inoltre, che la punizione può non essere associata al comportamento da non fare ma alla persona che punisce, soprattutto quando non si comprende perché il proprio comportamento è ritenuto inappropriato. In questo caso la punizione non avrà l’effetto desiderato.‍

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