Le correnti dell’Oceano Atlantico rischiano di arrivare a un punto di non ritorno. Una condizione che potrebbe portare a una nuova era glaciale e al collasso della Corrente del Golfo. A dimostrarlo è un nuovo studio che ha analizzato l’AMOC: un punto di riferimento per le previsioni meteo globali, perché è in grado di modificare enormi flussi d’acqua in tutto il mondo (e quindi anche i venti e le piogge).
Cambiando direzione, queste correnti possono influenzare i monsoni e trasformare aree oggi rigogliose in regioni con temperature estreme. Ci sarebbero conseguenze su larga scala, con cambiamenti climatici radicali.
Cos’è l’AMOC e come è influenzata dal cambiamento climatico
AMOC è un acronimo che sta per Atlantic Meridional Overturning Circulation e segue un ciclo ben preciso. L’acqua marina calda va verso nord e incontra la neve sciolta, più fredda, diventata acqua dolce a causa del surriscaldamento globale. L’acqua salata è più pesante e si dirige verso il fondo, dando vita a una corrente di acqua fredda che scorre di nuovo verso sud.
Questo processo ha un punto critico oltre il quale si interrompe. In poche parole – a causa delle piogge, dei fiumi che defluiscono in mare e dello scioglimento dei ghiacciai – l’Oceano Atlantico rischia di perdere troppo in termini di salinità e di densità. Non si tratta certo di una novità, ma lo è il fatto di aver già raggiunto i minimi storici. Un cambiamento di rotta è necessario. Una volta raggiunto il punto di non ritorno, le ripercussioni climatiche saranno irreversibili.
L’ultimo collasso dell’AMOC risale a circa 12mila anni fa e ha dato luogo a un evento climatico conosciuto come Younger Dryas, che ha interessato l’Atlantico settentrionale. Il risultato è stato il ritorno a un’era glaciale in alcune aree dell’emisfero settentrionale del pianeta, con un’abbassamento importante delle temperature.
Perché gli scienziati temono che possa arrivare una nuova era glaciale
A minacciare la stabilità dell’AMOC è la temperatura troppo calda della Corrente del Golfo, che risale la costa orientale degli Stati Uniti, attraversa l’Atlantico verso l’Europa e influenza il mare gelido a sud della Groenlandia.
La nuova ricerca, attraverso delle simulazioni mai state così precise prima d’ora, ha dimostrato come collasserebbero le correnti attuali dell’Oceano Atlantico. Il Nord Europa, dalla Gran Bretagna alla Scandinavia, rischierebbe un abbassamento delle temperature da 10° C a 30° C nei prossimi 100 anni. Il clima muterebbe drasticamente in circa 20 anni e anche le zone tropicali sarebbero in pericolo.
Il modello climatico prospettato dagli scienziati non è nuovo, ma non è mai stato così all’avanguardia: c’è il 95% delle possibilità che quanto prospettato diventi realtà entro il 2100. Ancora non si può avere una data precisa, sono troppe le variabili e i fattori sconosciuti, ma è certo che le tempistiche previste dall’Accordo di Parigi vanno rispettate.
Il monitoraggio dell’AMOC è puntuale dal 2004 e, negli ultimi 20 anni, sono già stati registrati mutamenti estremamente preoccupanti nel flusso delle correnti. Non è solo questo ultimo studio a mostrare dati allarmanti, ce ne sono altri due che dimostrano quanto sia vicino il punto di non ritorno.