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CURIOSITÀ 07 AGOSTO 2023

Atlantico a rischio collasso: sta per succedere un disastro

L’Amoc, uno dei più importanti sistemi di correnti oceaniche del pianeta, dal quale dipende il clima di mezzo mondo, potrebbe presto collassare a causa del cambiamento climatico. I nuovi studi, condotti dagli scienziati Peter Ditlevsen e Susanne Ditlevsen, rispettivamente dell’Istituto Niels Bohr e dell’Istituto di scienze matematiche dell’Università di Copenaghen (Danimarca), sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Climate Change e non promettono nulla di buono. Il rischio è quello di un disastro climatico.

Cosa vuol dire AMOC e di cosa si tratta

Prima di entrare nel dettaglio cerchiamo di capire cosa significa l’acronimo Amoc e che cosa è. AMOC sta per “Atlantic Meridional Overturning Circulation”, ovvero “Capovolgimento meridionale della circolazione atlantica”.

Si tratta di un’importante corrente dell’Oceano Atlantico caratterizzata da un flusso di acqua calda che va in direzione nord e da un flusso di acqua fredda che va verso sud. In sostanza lavora come un grande nastro trasportatore di liquido che scambia il calore tra l’Equatore e l’Artide, che regola il sistema climatico di una parte molto grande del nostro pianeta e dal quale dipendono le condizioni climatiche miti di cui gode gran parte del Nord Atlantico e quindi gli Stati Uniti orientali e l’Europa.

Che cosa ha rallentato l’AMOC

I modelli climatici indicano che alla base di questo rallentamento ci sia il riscaldamento globale causato dalle attività antropica, ovvero dell’uomo. Ma in che modo il riscaldamento globale influisce sulle correnti?

A destabilizzare l’Amoc, secondo gli studiosi, è l’alterazione della densità e della salinità dell’acqua provocata dalla costante immissione nel sistema dell’acqua dolce che deriva dallo scioglimento dei ghiacciai, fenomeno dovuto al riscaldamento globale e catalizzato dalle emissioni in atmosfera di CO2 e altri gas climalteranti. Più la Terra si surriscalda più la corrente continua a rallentare nel tempo.

L’intensità della corrente non è mai stata così debole nell’ultimo millennio e in base ai calcoli dei due ricercatori e se continuiamo a questi ritmi il collasso dell’Amoc potrebbe verificarsi molto probabilmente entro il 2050. La possibilità che possa verificarsi tra il 2025 e il 2095 sono del 95 percento.

In effetti, alcuni dati suggeriscono che questi processi stanno già iniziando e indicano che il rallentamento potrebbe essere iniziato almeno 150 anni fa.

Che cosa rischiamo

Il futuro prospettato dagli studiosi non è bello e già da ora può essere fonte di eco ansia. Ulteriori rallentamenti nella velocità di scambio infatti potrebbero avere conseguenze drammatiche, con un peggioramento dei fenomeni meteorologici a tutte le medie latitudini. Europa compresa.

Nel Vecchio Continente, e quindi anche in Italia, ci sarebbero inverni rigidissimi, con un raffreddamento della temperatura di 5 o 10 gradi Celsius. Anche le estati sarebbero più estreme, con temperature più calde e un clima maggiormente siccitoso.

L’Atlantico settentrionale potrebbe sperimentare un forte aumento dell’innalzamento dei mari e potrebbe assorbire meno anidride carbonica dall’atmosfera. Alcune parti dell’oceano profondo potrebbero ricevere meno ossigeno e condizionare gli ecosistemi marini in modi che gli scienziati non sono ancora in grado di predire.

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