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CURIOSITÀ 21 FEBBRAIO 2024

Malattia del cervo zombie, è tutto vero: scatta l’allarme nei boschi

Gli incubi di milioni di persone affascinati dalle saghe cinematografiche e dai videogiochi a tema zombie potrebbero presto materializzarsi. La realtà delle cose potrebbe essere ancora più spaventosa, sicuramente allarmante, con una malattia che si sta diffondendo nei boschi. Il nome ufficiale è malattia del deperimento cronico del cervo (CWD), ma è conosciuta con il nome di malattia del cervo zombie. Negli USA è già scattato l’allarme.

Cos’è la malattia del deperimento cronico e come agisce

La CWD è una malattia subdola che agisce per gradi, intaccando nel tempo le funzioni vitali. Tutto inizia con piccoli problemi di deambulazione, dove è difficile associare il sintomo al problema. In seguito i cervi iniziano a perdere peso e tendono a isolarsi dal resto del branco.

Perdono lucidità e col tempo iniziano a vagare senza una meta precisa, con lo sguardo perso nel vuoto e sbavando. Una condizione che ben fa comprendere per quale motivo gli animali finiscano per essere associati a degli zombie.

I cervi perdono progressivamente anche la capacità di nutrirsi e arrivati a questo stadio della malattia non c’è per loro alcuna possibilità di salvezza. Le spaventose conseguenze della malattia sugli animali fanno pensare a quali rischi possano esserci per gli esseri umani e se, nella peggiore delle ipotesi, dobbiamo prepararci a una apocalisse zombie.

Il primo caso nel parco di Yellowstone: quanti sono oggi

Il primo caso documentato della malattia è tutt’altro che recente e risale al 1967. Il paziente zero era un cervo mulo ospitato in una struttura in Colorado. I sintomi anomali azionarono immediatamente un campanello d’allarme, ma ci vollero più di 10 anni per arrivare al riconoscimento della CWD come forma di encefalopatia spongiforme trasmissibile, a seguito dello studio di alcuni cervi selvatici contagiati nel 1981.

A partire dagli anni 2000 la malattia si è diffusa in più di 30 Stati negli Usa, ma potrebbe essere presente anche in quelle località dove a oggi non si sono ancora registrati dei casi, per via di controlli non sempre approfonditi. A livello nazionale la presenza complessiva di CWD resta bassa, anche se in alcuni luoghi i tassi di infezione superano il 10%, con picchi del 25%.

Nelle ultime settimane, la patologia è stata riscontrata in 800 cervi e alci nel solo Stato del Wyoming. È un numero spaventoso, considerando che il primo caso registrato nel Parco Nazionale di Yellowstone risale al novembre del 2023. Si trattava di un cervo mulo di cui era stata rinvenuta la carcassa.

La trasmissibilità della malattia che trasforma in zombie all’uomo è ora l’incognita allarmante, considerando che solo nel 2017 è stato stimato il consumo fra i 7.000 e i 15.000 animali infetti.

I cervi zombie possono contagiare l’uomo? Allarme negli USA

La patologia è sempre mortale e uccide senza lasciare alcuna possibilità di salvezza entro 8 mesi dalla comparsa dei primi sintomi. Per la CWD non esistono cure né vaccini. Inoltre durante i test svolti in laboratorio ha dimostrato di poter infettare le cellule umane, come evidenziato nello studio Chronic Wasting Disease of Elk: Transmissibility to Humans Examined by Transgenic Mouse Models.

L’aspetto più preoccupante di questa devastante malattia è proprio la possibilità del cosiddetto salto di specie, con trasmissione all’uomo e conseguenze che a oggi non si possono prevedere.

Gli esperti ritengono che possa essere possibile, come avvenuto in passato col morbo della mucca pazza. Non sono stati ancora rilevati casi nell’essere umano, ma la diffusione esplosiva della patologia e i contatti tra cervi e uomini, così come il consumo di carne infetta, potrebbero innescare la miccia in qualunque momento.

I potenziali pericoli sono stati spiegati da Samuel J. White e Philippe B.Wilson, due ricercatori dell’Università Nottingham, che hanno pubblicato un articolo su The Conversation.

Cos’è un prione e cosa c’entra la mucca pazza

La malattia del cervo zombie è una condizione neurologica causata da prioni, cioè proteine mal ripiegate in grado di trasmettere l’anomalia a quelle sane. Maggiore è la quantità di proteina prionica all’interno nel cervello peggiori sono i sintomi.

Non è un virus e quindi è privo di qualunque informazione genetica. Il suo scopritore è Stanley Ben Prusiner, che fu insignito del Premio Nobel per la Medicina nel 1997.

Il cervo zombie e la mucca pazza sono entrambi fenomeni che coinvolgono malattie neurologiche che colpiscono gli animali, portando a comportamenti anomali e problemi di salute. In entrambi i casi portano l’animale infettato alla morte.

A 30 anni dall’esplosione dell’epidemia che ha riguardato i bovini, è lecito interrogarsi sulla possibilità ci si ritrovi nuovamente di fronte a una problematica analoga.

Che l’uomo resti contagiato resta una possibilità remota, ma le patologie prioniche rimangono un pericolo anche per la nostra specie, perché possono diffondersi anche attraverso il consumo della carne, proprio come la famosa mucca pazza.

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