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CURIOSITÀ 21 FEBBRAIO 2024

“Muove il mouse con Neuralink”: Elon Musk sul primo uomo con il chip nel cervello

Nuovo annuncio sorprendente su X di Elon Musk: il paziente a cui è stata impiantata la tecnologia cerebrale di Neuralink può ora controllare il mouse di un computer con il pensiero. Il miliardario fondatore dell’azienda ha spiegato che l’uomo con il chip nel cervello sembra “essersi ripreso completamente senza effetti negativi di nostra conoscenza ed è in grado di controllare il mouse e di muoverlo sullo schermo semplicemente pensando”.

L’annuncio di Elon Musk sul primo uomo con Neuralink nel cervello

L’annuncio del primo impianto di Neuralink su un essere umano risale al 30 gennaio. Era stato sempre Elon Musk a informare pubblico e media tramite X dell’intervento. In quell’occasione aveva scritto che il primo prodotto dell’azienda si chiama Telepathy e permette di controllare il telefono, il computer e altri dispositivi solo con il pensiero.

“I primi utenti saranno quelli che hanno perso l’uso dei loro arti – aveva scritto Elon Musk – immaginate se Stephen Hawking avesse potuto comunicare più velocemente di un dattilografo o di un altro supporto tecnologico. Questo è l’obiettivo”. Mesi prima l’azienda aveva annunciato che avrebbe iniziato la ricerca di volontari per una sperimentazione clinica per testare il suo dispositivo.

Cos’è Telepathy: grazie all’AI si controllano i dispositivi con il pensiero

Entrando nel dettaglio, il funzionamento di Telepathy di Neuralink si basa sull’interfaccia uomo-macchina. Nello specifico, il dispositivo Neuralink è composto da un modulo esterno, che si colloca dietro l’orecchio, e da fili sottilissimi che vengono impiantati nel cervello. Questi cavi, collegati a elettrodi, sono in grado di rilevare l’attività neuronale e trasmetterla al modulo esterno.

Il chip nel cervello di Neuralink, chiamato N1 ha le dimensioni di una piccola moneta e si collega direttamente al tessuto cerebrale. Ogni filo ha più di una dozzina di elettrodi. L’intervento è “come sostituire un pezzo di cranio con uno smartwatch”, ha spiegato Elon Musk.

L’azienda ha sviluppato un robot speciale, R1, che inserisce i collegamenti in una frazione di secondo. L’ago e i fili sono più sottili di un capello umano.

L’impianto funziona attraverso comunicazioni wireless che inviano i dati dei segnali cerebrali alle applicazioni come Telepahty, che li decodificano in azioni e intenzioni. Anche la ricarica avviene in modalità wireless.

A cosa serve il Neuralink, quanto costa e a chi serve davvero

Neuralink è stata fondata da Elon Musk nel 2016 e punta a rivoluzionare il campo della neuroscienza tramite un sistema che connette il cervello umano all’intelligenza artificiale allo scopo di controllare sistemi informatici con il pensiero.

L’obiettivo è da un lato trovare soluzioni per il trattamento di molte malattie neurologiche e disabilità, dall’altro restituire la capacità di udire suoni, parlare, muovere gli arti.

Altro sogno apparentemente visionario di Musk è riuscire a controllare i dispositivi con il pensiero così da aumentare le nostre capacità per stare al passo con l’intelligenza artificiale. Con il primo impianto già sperimentato si può ipotizzare che la tecnologia possa essere commercializzata tra 5 o 10 anni – a patto che i prossimi test diano risultati positivi.

Riguardo ai costi, Neuralink ha comunicato finanziamenti per un totale di oltre 320 milioni di dollari solo nel 2023. Il prezzo previsto per un impianto sarà di circa 40.000 dollari, con l’obiettivo di renderlo più accessibile in futuro nonostante un costo di produzione stimato di almeno 10.000 dollari.

Ma a chi servirebbe davvero? Secondo l’azienda, i chip nel cervello dovrebbero alleviare i sintomi di malattie attualmente prive di una terapia risolutiva, come la SLA o il morbo di Parkinson e risolvere problemi seri come paralisi, cecità e persino la depressione.

La comunità scientifica invita però alla prudenza, in quanto il cervello è un organo molto sensibile e imprevedibile. I rischi di questa nuova trovata tecnologica sono molto alti ed è difficile valutare effetti che potrebbero variare da una persona all’altra.

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