Andrea Di Luigi si racconta tra la paura di fallire, il rapporto col padre, Ozpetek e "Il Corpo" su Prime

Da studente di Ragioneria a star del nuovo cinema italiano: Andrea Di Luigi svela ambizioni segrete, passioni e il prezzo d'inseguire un sogno

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Classe 1999, originario di Ascoli Piceno, Andrea Di Luigi è una delle rivelazioni più interessanti del nuovo cinema italiano. Dopo anni di studio tra Pescara e Roma, ha conquistato l’attenzione del grande pubblico con Nuovo Olimpo di Ferzan Ozpetek, dove ha interpretato il ruolo di Pietro con una naturalezza che ha colpito critica e spettatori. Ora è il protagonista maschile di Il corpo, un thriller drammatico che mette a nudo le fragilità e le ossessioni dell’animo umano disponibile su Prime Video dal 16 giugno. Il film ruota attorno a Bruno, interpretato proprio da Andrea Di Luigi, un giovane uomo affascinato dal potere, in bilico tra ambizione, desiderio e autodistruzione. In un racconto che scava nel corpo e nella mente, Alfieri dirige con ritmo e intensità un cast che include Claudia Gerini, Amanda Campana e Rebecca Sisti, dando vita a una storia tesa, sensuale e profondamente umana. Ma Andrea Di Luigi non è solo un attore: è anche un musicista, un ex sportivo, e un giovane con un’energia creativa che non si lascia ingabbiare. In questa intervista racconta cosa significa inseguire un sogno, convivere con la paura di fallire e trovare, passo dopo passo, la propria strada. L’intervista a Virgilio Notizie.

Com’è stato interpretare Bruno nel film Il Corpo?

“È stato complicato entrare nella sua testa. Bruno compie scelte che io non farei mai, ha un modo di agire che inizialmente mi era estraneo. Ho dovuto lavorare molto per trovare il suo tono, la sua attitudine, e costruirgli un mondo interno coerente. Però, proprio per questo, è stato anche estremamente stimolante. Amo quando posso lasciarmi andare a un processo creativo pieno: mi chiudo in una stanza, cammino ascoltando musica, e lascio fluire le idee. Bruno è nato anche così”

Andrea Di Luigi Claudia GeriniGianfilippo De Rossi
Andrea Di Luigi e Claudia Gerini durante le riprese de Il Corpo

Le è stato facile comprendere la sua ambizione e il fascino che prova per il potere?

“In parte sì, perché anche io cerco sempre qualcosa che mi dia energia, che mi faccia crescere. Nel mio caso, però, si tratta più di curiosità e desiderio di migliorarmi che non di vera ambizione. Bruno è molto più spinto da un bisogno di controllo e affermazione. Io invece sento ancora di avere tanto da scoprire su questo mestiere, e non potrei mai comportarmi come lui. Non saprei nemmeno dire se sono accecato da questo desiderio di riuscire, ma so che non mi farei mai travolgere come fa lui”.

Bruno arriva a perdere lucidità per amore. Le è mai capitato qualcosa di simile?

“Non fino a quel punto, ma l’amore ha avuto un grande peso nelle mie scelte. Ho fatto gesti fuori dal comune per stare con una persona, e ci sono momenti in cui ho davvero messo da parte la razionalità. Però non mi sono mai perso al punto da smettere di vedere la realtà. L’amore mi ha mosso, sì, e lo ha fatto sia nella vita privata sia sul piano professionale, ma sempre mantenendo un certo contatto con me stesso”.

Che posto ha oggi la batteria nella sua vita?

“Sta tornando a occupare un ruolo centrale. Per un periodo l’ho trascurata, anche a causa del trasferimento a Roma che non mi permetteva di suonare liberamente. Poi ho preso una batteria elettronica, e quella passione è riesplosa. Ho rimesso insieme una band con un amico e ci stiamo organizzando per suonare dal vivo. Spero di riuscire presto a farlo, e mi piacerebbe condividere anche questo lato di me sui social”.

È stata una sua iniziativa iniziare a suonare?

“Sì, è nato tutto dopo un concerto dei Deep Purple a cui mi portò mio padre da bambino. Quando sentii suonare il batterista, rimasi folgorato. L’anno dopo iniziai a prendere lezioni. I miei genitori non avevano mai pensato alla musica per me: loro mi avevano avviato più verso lo sport, specialmente il basket, che continuo a praticare a livello amatoriale. Ma quella passione musicale è nata da sola e ha resistito nel tempo”.

Andrea Di Luigi

Com’è stato per Andrea Di Luigi crescere ad Ascoli?

“Ascoli è una città bellissima, una bomboniera. Lì ci sono le mie radici, i miei nonni, la mia moto. Ma crescendo, ho sentito il bisogno di esplorare altro, di seguire inclinazioni artistiche che lì erano difficili da coltivare. La recitazione, in particolare, era vista come qualcosa di poco concreto. Non era facile far capire che si potesse avere una passione che non portasse immediatamente a un lavoro vero. Questo mi ha condizionato molto, mi faceva sentire fuori posto”.

Lo studio di Ragioneria è stata una scelta dettata dalla paura?

“Assolutamente sì. Avevo paura del futuro, paura di fallire. Sentivo che dovevo fare qualcosa di solido, di tangibile, per evitare il vuoto. Non era una scelta dettata dalla vocazione, ma dal timore di non riuscire in nient’altro. Anche Economia Aziendale è arrivata per lo stesso motivo. Col senno di poi, capisco quanto quella paura mi abbia limitato all’inizio”.

Quando ha capito che doveva cambiare rotta?

“Il punto di svolta è stato quando mia sorella è entrata al Centro Sperimentale e si è trasferita a Roma. Io avevo appena finito un percorso a Pescara e non stavo bene. Mio padre, che in passato aveva sempre sperato che seguissi le sue orme, ha capito che qualcosa non andava. Mi ha proposto di andare a Roma con lei. Lì ho iniziato a sentirmi vivo, a riconnettermi con me stesso. Ho deciso di provarci davvero, anche a costo di fallire. Ma almeno non avrei avuto rimpianti”.

Che ruolo ha avuto suo padre in tutto questo?

“È stato molto significativo. In lui c’era un conflitto tra la voglia di trasmettermi il suo mondo concreto e la consapevolezza che dovevo seguire il mio. Non mi ha mai imposto nulla, anzi, mi ha lasciato libero, chiedendomi solo di non trascurare la scuola. Quando gli ho detto con convinzione che volevo fare questo mestiere, ha visto che non era un capriccio. Da quel momento è diventato il mio primo sostenitore. E rispetto a tanti altri, so di essere stato fortunato”.

Come ha vissuto la prima volta che l’hanno vista sullo schermo?

“È stato emozionante. Ricordo i loro occhi quando sono venuti a Roma per Nuovo Olimpo. Erano felici, semplicemente. E lo stesso è accaduto quando il mio paese, Folignano, ha organizzato una proiezione speciale per Il Corpo. Vedere i miei amici lì, sentirne il calore, mi ha fatto sentire davvero supportato”.

Com’è nata la sua passione per la recitazione?

“È stato quasi per caso. Un amico di mio padre, cantante e attore, mi propose di seguire una lezione di recitazione per curiosità. All’inizio rifiutai: suonavo già, studiavo Economia… ma poi ci andai. Dopo due lezioni capii che quello che provavo non poteva essere ignorato. Mi succede ancora oggi: quando penso di mollare, basta dormirci su e mi sveglio con una voglia nuova di continuare”.

Che impatto hanno avuto Ozpetek e Alfieri sul suo percorso?

“Ozpetek mi ha dato fiducia in un modo enorme. Mi ha scelto dopo quattro provini, mi ha visto per come ero. Mi ha insegnato una lezione preziosa: lascia che il personaggio venga a te, non forzare mai. Alfieri, invece, è energia pura. Sul set era sempre presente, anche malato. Non si risparmia mai e ascolta chi ha intorno, cosa rara. Entrambi mi hanno segnato, in modi diversi”.

andrea di luigi e damiano gavino nuovo olimpo netflixUS Netflix
Andrea Di Luigi e Damiano Gavino durante le riprese di Nuovo Olimpo

E Azzurra Rocchi?

“Lei mi ha cambiato la prospettiva. Dopo varie esperienze, con lei ho trovato un metodo che sento mio. Mi ha insegnato che non serve arrivare a chi guarda, ma sentire davvero ciò che fai. Mi ha fatto scoprire il valore del minimalismo, della verità interiore”.

Che ruolo ha l’umiltà nel suo lavoro?

“Fondamentale. So di avere ancora tanto da imparare. Ho visto ragazzi bravissimi non emergere solo perché non hanno avuto la mia fortuna. Non mi sento arrivato, né superiore a nessuno”.

Ha mai pensato che l’aspetto fisico fosse determinante?

“Sì, lo sapevo. In Italia la bellezza può aiutare. Ma non mi sono mai basato solo su quello. È solo una delle tante carte, e bisogna conoscere i propri mezzi, senza farsene dominare”.

Come vive il suo corpo?

“Non è sempre stato facile. Sono molto magro, ho braccia e gambe lunghissime. Faccio fatica a mettere su massa. Ci provo, ma è complicato, anche per via del metabolismo”.

Come si sente nelle scene intime o di nudo?

“Non ho grandi problemi, se la scena ha senso. La mia preoccupazione è per chi ho davanti. Non voglio mai mettere a disagio l’altra persona. Per fortuna ora c’è la figura dell’intimacy coordinator, fondamentale per lavorare in sicurezza”.

È stato diverso lavorare con un uomo rispetto a una donna in scene intime?

“No, non farei distinzioni. Con Damiano Gavino ho avuto la stessa attenzione che ho riservato alle colleghe in Il Corpo. I personaggi sono diversi, certo, ma il rispetto resta lo stesso”.

L’ha infastidita che si indagasse sul suo orientamento sessuale dopo Nuovo Olimpo?

“Un po’ sì. Era chiaro che ci sarebbe stato interesse, ma dispiaceva che il messaggio del film venisse ridotto a un’etichetta. Era una storia d’amore, non un manifesto. Ecco perché non ho partecipato a certe iniziative: non volevo che il film venisse strumentalizzato”.

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Andrea Di Luigi e Damiano Gavino durante le riprese di Nuovo Olimpo

Cosa le darebbe fastidio leggere su di lei?

“Le falsità, soprattutto sulla mia vita privata. O leggere che sono uno montato. Sarebbe un insulto anche verso chi lavora sodo e non ha la mia visibilità”.

Ha mai lavorato con tua sorella costumista?

“Sì, sul set di Nuovo Olimpo. La presentavo a tutti, con un po’ d’imbarazzo da parte sua. Ma prima o poi succederà ancora, ne sono certo”.

Com’è il vostro rapporto da gemelli?

“Meraviglioso. Ci siamo sempre sostenuti. È lei che mi ha protetto di più. Ci capiamo con un gesto, uno sguardo. Non servono parole”.

È felice?

“Sì, perché sto inseguendo qualcosa che sento autentico. Ho la sensazione che sia la mia strada, e questo mi basta per sentirmi bene”.

Le capita di essere riconosciuto per strada?

“Sì, ogni tanto. E chi mi ferma è sempre gentile. Cerco sempre di dedicare tempo, scambiare due parole. Mi fa piacere”.

Che rapporto ha con i social?

“Complicato. Ho tolto le notifiche, mi distraggono. Scorro solo quando sono nervoso. Uso i social per mostrare il mio lavoro, non la mia vita privata”.

Ha mai ricevuto messaggi fastidiosi?

“No, finora sono stato fortunato. E se qualcuno mi scrive che sono bello, finché resta rispettoso, non mi dà fastidio. Anzi, fa piacere”.

Cosa ha scoperto su di lei grazie alla recitazione?

“Che riesco a dire, attraverso un personaggio, cose che non riesco a esprimere nella vita. A volte è una forma di liberazione, un modo per raccontarmi senza filtri”.

Ha difficoltà a esprimere i tuoi sentimenti?

“Sì, tendenzialmente sono riservato. Parlo solo quando mi sento a mio agio, altrimenti mi chiudo”.

A chi ha detto l’ultima volta “ti voglio bene”?

“A mia sorella, mia cognata e mio padre, nella stessa telefonata. Non li sentivo da un po’… mi piace chiudere le chiamate con quelle parole”.

E da chi lo ha sentito dire?

“Sempre da loro. Nella mia famiglia lo diciamo spesso, anche tra fratelli. È una cosa che abbiamo sdoganato da tempo”.

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